La mia bimba non aveva ancora quattro anni quando è stata ricoverata in ospedale per un intervento a tonsille ed adenoidi. Avrebbe dovuto subire un’anestesia totale ed abbiamo dovuto prepararla alla sua degenza ospedaliera ed anche a come si sarebbe sentita una volta che fosse uscita dalla sala operatoria. Innanzitutto l’ho tranquillizzata circa il fatto che sarei stata sempre con lei e che quando non avessi potuto esserci io (visto che a casa avevamo anche un fratellino più piccolo a cui pensare) ci sarebbe stato suo padre. Non sarebbe stata mai sola, nemmeno durante l’operazione quando, così le abbiamo detto, a farle compagnia ci sarebbe stato il dottore (che tra l’altro le era anche molto simpatico) e tre o quattro infermiere. Abbiamo cercato di creare le condizioni per farla arrivare in ospedale serena e tranquilla: a casa abbiamo fatto in modo di proporle giochi tranquilli ed abbiamo evitato tutto ciò che potesse contribuire a creare in lei una situazione di agitazione che, anche se fosse stata svincolata dalla questione dell’ospedale ma prodotta da altre situazioni, avrebbe comunque creato una negativa predisposizione da parte sua a stare su un letto d’ospedale. Abbiamo cercato di portare qualche cosa che le fosse caro e che avrebbe contribuito a creare un ambiente il più possibile familiare: pupazzetti, peluche e soprattutto libri. Senza esagerare con le quantità – questo è evidente – visto che comunque si sarebbe divisa la stanza con altri bambini e non avremmo avuto moltissimo spazio per noi. La cosa più difficile è stata quella di doverla preparare al distacco, subito dopo l’anestesia, per andare in sala operatoria: pur essendo arrivata sulla lettiga piuttosto calma e serene, l’anestesia ci ha messo un po’ a fare effetto e lei ha iniziato a rendersi conto dell’arrivo del momento del distacco. Sapeva che avrebbe avuto la compagnia dei dottori ma avrebbe voluto continuare a darmi la mano per tutto il tempo. Pian piano l’anestesia ha fatto effetto ed è andato tutto bene. Al ritorno in stanza la fatica maggiore è stata quella di dover avere una flebo in vena per tanto tempo. Per più di dieci ore è stata attaccata ad una flebo e pian piano, svegliandosi, ha iniziato a manifestare la necessità di muoversi. L’avevo preparata anche a questo dicendole che le avrebbero dato da bere in questo modo perché la gola era infiammata per via dell’intervento: è stata bravissima ma va detto che la mia è una bambina molto tranquilla ed ubbidiente per cui non è stato difficile avere la sua collaborazione. In questa nostra esperienza ho notato che l’aspetto più difficile è stata la paura, da parte sua, di dover affrontare la prova da sola. In ogni caso, qualunque sia il motivo del ricovero, bisogna mostrarsi sereni vedere gli adulti nervosi o impauriti influenza molto i bambini che non si rendono del tutto conto di ciò che andranno a fare) e cercare di trasmettere ai piccoli tale serenità più che si può.
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