Anche a seguito dell’episodio occorso al Lidl di Palermo e ad alcuni poco rassicuranti messaggi corsi sui vari social e inneggianti a surreali assalti a supermercati è arrivato il bonus spesa Coronavirus. Il Governo Conte è corso ai ripari, mettendo in campo 400 milioni per venire incontro, in via emergenziale, alle famiglie più esposte alle conseguenze determinate dal Coronavirus e impossibilitate a provvedere, in questo momento, all’acquisto dei necessari generi alimentari e alle prime necessità. (Devi richiedere il bonus 600 euro Inps, leggi la guida).
Questa sinteticamente l’azione messa in campo dall’Esecutivo per la fasce maggiormente in difficoltà.
Prima di comprendere quali le modalità di richiesta del bonus spesa Coronavirus, conosciamo meglio questo nuovo strumento a sostegno del reddito e vediamo chi si occuperà, in prima persona, della sua erogazione.
La somma stanziata è stata suddivisa, ovviamente proporzionalmente al peso di ciascuna, alle singole regioni, secondo lo schema di cui sotto:
Lombardia 55,9
Campania 50,7
Sicilia 43,5
Lazio 37
Puglia 33,1
Veneto 27,7
Emilia-Romagna 24,2
Piemonte 24
Toscana 21,4
Calabria 17,2
Sardegna 12,6
Abruzzo 9,4 milioni
Marche 9,4
Liguria 8,7
Friuli Venezia Giulia 6,6
Trentino Alto Adige 5,7 (2,8 provincia di Bolzano, 2,9 provincia di Trento)
Umbria 5,5
Basilicata 4,5
Molise 2,4
Valle d’Aosta 0,68
Spetterà ai singoli primi cittadini di ogni Comune provvedere alla distribuzione sulla base dei criteri adottati da ogni singolo ente territoriale. Il tutto, lato richiedente, utilizzando la specifica modulistica scaricabile dal sito o andando presso gli uffici del Comune stesso.
Vediamo allora come fare per richiedere il bonus spesa Coronavirus e chi ne può godere.
Cos’è il bonus spesa e come richiederlo
Il bonus spesa Coronavirus nasce appunto dall’azione di Governo che ha istituito un maxibonus di 400 milioni, al fine di aiutare gli strati più esposti della popolazione italiana.
Un fondo d’intervento che va originare decine di migliaia di buoni spesa secondo una proporzione così stabilita:
- 320 milioni, ossia l’80% dello stanziamento è andato ripartito tra le diverse realtà regionali, in base alla popolazione delle stesse
- il restante 20%, ossia 80 milioni, invece, verranno redistribuiti in ragione della differenza tra reddito pro capite e reddito medio nazionale.
Bonus spesa Coronavirus: a chi spetta
I criteri in base al quale viene erogato il bonus spesa Coronavirus, essendo demandato alle varie realtà locali, , possono differire anche in maniera rilevante da un Comune all’altro. Così come possono variare le modalità stesse di erogazione: alcuni Comuni prevedono voucher per la spesa; altri, come Genova ad esempio, contemplano elenchi convenzionati di esercizi ai quali rivolgersi, ecc..
Un’erogazione che dovrà essere comunque improntata ad un criterio di scaglionamento, in modo da evitare le possibili code e assembramenti.
Ai fini dell’erogazione di fondamentale l’importanza il il lavoro dell’ufficio dei servizi sociali di ogni Comune, ai quali spetterà individuare la platea interessata.
Sostanzialmente il bonus spesa Coronavirus spetta a chi non beneficia già di alcun pregresso sostegno pubblico, si tratti del reddito di cittadinanza o di un qualsiasi sussidio di disoccupazione.
Inoltre, al di là delle singole specificità, si terrà in grande conto:
- condizione di indigenza e di rilevante necessità segnalate dai servizi sociali ( alcune delibere comunali fanno riferimento al non aver percepito alcun reddito nel primo trimestre o alla perdita di lavoro a conseguenza dell’emergenza Covid 19)
- composizione nucleo familiare
- presenza di bambini, ragazzi minorenni e disabili (L 104/92 art 3 comma 3, disturbi dello spettro autistico, sindrome di Down)
- situazioni di particolare fragilità, accentuate dalla mancanza di familiari e di amici che vivono nelle vicinanze
- persone che vivono in situazioni di marginalità e di particolare esclusione.
Naturalmente altro elemento imprescindibile per la richiesta è la residenza nel Comune a cui si presenta la domanda, oltre alla cittadinaza italiana o Ue, o in caso di cittadino di un Paese tezo, il possesso del permesso di soggiorno. Inoltre, inutile segnalarlo, i dati presentati nell’autocertificazione dovrano essere rispondenti a quanto dichiarato.
A quanto ammonta il bonus spesa Coronavirus
Di base non è possibile indicare un riferimento fisso di quanto percepibile, potendo variare l’ammontare del bonus sensibilmente a seconda delle diverse situazioni, anche se genericamente si parla di 300 euro a singolo nucleo familiare.
L’entità del sussidio, però, varia a seconda della composizione dela famiglia ( con Comuni, ad esempio, che prevedono piccoli bonus nel caso di bambini sotto i 3 anni) e dello stato di difficoltà denunciato dal richiedente.
Altre condizioni ancora che possono determinare un incremento dell’importo riconosciuto, la presenza di soggetti con allergie/patologie alimentari che siano state riconosciute da chi ne abbia la competenza ( come nel caso di individui celiaci o diabetici) e ancora la presenza di un muto relativo all’abitazione, che non sia passibile di sospensione della rata dovuta dal D.L. 18/2020.
Come si presenta la domanda per il bonus spesa Coronavirus
La richiesta per il bonus spesa Coronavirus, di norma, deve essere inoltrata a mezzo di un apposito modulo, scaricabile sul sito del proprio Comune. Debitamente compilato, poi, deve essere rispedito per mezzo di posta elettronica (ovviamente sono previste eccezioni per chi non disponga dei necessari dispositivi).
Di norma, infatti, ogni Comune, soprattutto quelli maggiori, prevedono un numero telefonico di riferimento per consulenze in merito alla presentazione, quando non vi sono Associazioni del Terzo Settore, indicate opprtunamento sul sito comunale, a disposizione per la compilazione al posto del richiedente.
La domanda deve essere accompagnata da un’autodichiarazione, che comprovi la denunciata indigenza, tale da non consentire l’acquisto di generi alimentari e di beni di prima necessità, impossibilità determinata dall’emergenza generata dall’epidemia Covid 19, responsabile delle perdita o di una sostanziale riduzione delle entrare del nucleo familiare.
Inoltre la certificazione, di norma, sulla falsariga di quanto necessario ai fini della compilazione Isee, dovrebbe contenere anche l’eventuale presenza di altri sussidi percepiti, la consistenza di conti bancari o postali, e, se si possiedono degli immobili, l’ubicazione degli stessi.
Molti Comuni, ad esempio, ai fini dell’attribuzione del sussidio pongono dei limiti della cosistenza del patrimonio mobiliare, spesso con un limite di massimo di € 10.000,00, come previsto dall’art. 5 comma 6 del DPCM 159/2013 (decreto ISEE).
Link utili: qui trovi il testo del decreto Cura Italia