Tra le diete in voga negli ultimi tempi quella ideata dal Dottor Alberico Lemme, dal quale prende il nome.
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Cos’è la dieta Lemme?
Osannata da molti ( è il regime alimentare noto per il dimagrimento di Flavio Briatore e di molti altri vip, con lo stesso Lemme ospitato spesso in tv nei programmi di punta da Porta a Porta a Domenica Live), viene osteggiata aspramente da altrettanti che la considerano inutile e sbilanciata, quando non dannosa.
Di contro il suo ideatore si difende esibendo risultati e sottolineando come il suo metodo rifugga la standardizzazione tipica del campo, puntando sulla personalizzazione massima dei programmi elaborati sulla base delle reazioni metaboliche di ciasun paziente. Un regime alimentare inviso al mondo accademico perché – secondo il dottor Lemme – andrebbe a toccare molti interessi nel mondo farmaceutico
Caratteristiche della dieta Lemme
Astenendoci da ogni giudizio personale, la dieta Lemme si compone essenzialmente di due fasi, una di dimagrimento e una di mantenimento; il tutto attraverso l’utilizzo esclusivo di proteine e carboidrati a danno di frutta, verdura, sale e dolci, banditi parzialmente o del tutto dal regime stesso. Inoltre tale metodo porrebbe particolare importanza sugli orari in cui mangiare, da seguire con scrupolo.
Una prima fase, dicevamo, in cui il suo ideatore promette di perdere in maniera consistente, prima dello steep 2 nel quale, pur permanendo l’obbligatorietà osservare tassativamente gli orari e considerare l’indice glicemico degli alimenti, non vi sarà più la necessità di conteggiare le calorie.
Sempre importanti gli orari dei pasti. Si parte da una colazione da fare prima delle 9.30, un pranzo obbligatoriamente da consumare tra le 12 e le 14 ed una cena tra le 19 e le 21. A intermezzare la giornata due break-spuntini, tra le 10 e l1 11 e le 16 e le 17, sotto forma di un limone a spicchi e thè.
Per gli amanti della pasta (salvo non salare l’acqua di cottura) la possibilità, così come per carne e pesce, di farne uso in quantità illimitata ( il metodo li considera per la loro valenza biologica e non calorica), senza la necessità di pesare mai il cibo, non abbinando mai pasta e carne. Di contro, però, il divieto assoluto di ogni forma di dolcificante, di pane, aceto e prodotti caseari e sale.
Consentita anche acqua frizzante, caffè e tè.
Per condire via libera all’olio d’oliva, specialmente se extra-vergine, come aglio, prezzemolo, rosmarino, basilico, salvia timo e limone da utilizzare a piacere, fosse anche per una frittura.
La dieta, infatti, permette ogni tipo di cottura.
Un regime alimentare, fondamentalmente associabile alle diete dissociate, che punta sul consumo dei carboidrati ( solo al mattino, smaltendoli più facilmente così nel corso della giornata) per far leva nel resto della giornata su proteine. Stop a frutta e verdura, quanto meno in abbondanti quantità.
Un programma che prevede, ad esempio, a colazione pasta e olio e peperoncino, spaghetti al tonno, tacchino, carciofi e frittata, per vedere protagonisti da pranzo carne o pollo e pesce alla sera, anche se sempre senza sale
Un regime alimentare che è proposto anche ai vegetariani, con le proteine fornite da carne e pesce sostituiti da verdura in abbondanza ( carciofi, asparagi, spinaci, cipolle e funghi) alimenti che la dieta Lemme sostanzialmente permette durante la seconda fase.
Le critiche (reali?) al regime alimentare
Chi ne sottolinea i limiti parla di controindicazioni, soprattutto, a livello di reni e fegato, almeno parzialmente evitabili attraverso l’assunzione di molta acqua al giorno.
Anche se, per chi ha già problemi da questo punto di vista, la dieta non sarebbe consigliata. Ugualmente, in considerazione dall’assoluta assenza di zuccheri e sale, meglio evitare per i soggetti predisposti a cali di pressione.
Alcuni specialisti la considerano non adatta per le donne in attesa ( potrebbe comportare squilibri nello sviluppo e crescita del feto) e anche durante l’allattamento.
In ogni caso, come per qualsiasi dieta, l’ideale prima di intraprenderla sarebbe quella di consultare un dietologo o nutrizionista o almeno il proprio medico di famiglia.