New York è indubbiamente una delle mete turistiche più ambite e affascinanti , un vero e proprio
tuffo in una cultura particolare come quella statunitense , che trova nella Grande Mela la sua
massima e più sontuosa espressione , dalle scintillanti luci di Broadway alla Manhattan dello
shopping e dell’alta moda, passando per musei e il notissimo Central Park.
E’ pur vero , però , che da 9 anni a questa parte una delle mete , nonostante la sua sia una triste
fama , più cercate dai turisti che atterrano a New York è Ground Zero , il luogo in cui , prima
del tragico 11 settembre 2001 , sorgevano le twin towers crollate in seguito al più grande attacco
terroristico subito dagli Stati Uniti d’America in tutta la loro storia.
Non tutti sanno che in inglese il Ground Zero è proprio l ‘ epicentro di una devastante deflagrazione ,
come un’ esplosione atomica : il nome della zona , infatti , è dovuto proprio alla sua più che tragica storia recente.
Della desolata immagine di morte e distruzione restituita da giornali e televisioni di tutto il
mondo all ‘ epoca dei fatti oggi non rimane praticamente nulla , dal momento che oramai da più
di un anno e mezzo l ‘ America ha iniziato immediatamente a ricostruire ciò che era stato distrutto.
Ground Zero si prepara a rinascere più grande e sontuosa che mai , simbolo del grande potere
economico degli Usa , sostituendo alle due torri crollate, l ‘ altissima Freedow Tower , alta
1776 piedi ( come l’anno della dichiarazione di indipendenza americana ) , e accompagnata
da tre torri minori e una torre residenziale , il tutto circondato dal World Trade Center Memorial ,
un omaggio della città ai suoi quasi 3000 morti, vittime di quella giornata di puro orrore che
tutti ricordiamo .
Dopo il primo momento di emozione che si prova osservando quanto grande sia il vuoto
lasciato dai due edifici letteralmente sbriciolati dall ‘ impatto , dimensioni di cui non si ha assolutamente una percezione reale fino al momento in cui non ci si trova fisicamente , la cosa che colpisce
e che lascia un po ‘ disorientati è vedere la quantità di gente che ogni giorno visita questo
luogo per rendere omaggio alle sue vittime , quasi tutto turisti stranieri , inoltre , altra cosa che
colpisce , dal momento che ci si immagina sempre di trovarvi una fila di americani addolorati
anche a distanza di quasi due lustri.
Invece ci si fa strada tra ospiti di tutto il mondo che si recano sul luogo lasciando fiori o pregando,
in lingue latine, asiatiche, nordiche, africane: è forse il fattore che più degli altri dà la
sensazione del dolore che l’intera nazione deve aver provato e tuttora deve provare per quella
terribile giornata, talmente forte da dover essere tenuto privato.
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