Per il fatto stesso di essere un derivato del caffè, i fondi conservano tracce di caffeina, un inibitore della crescita dei vegetali. In più l’acido caffeico in natura è un chelante, vale a dire si lega ai minerali, come il ferro per esempio, modificandoli e rendendoli maggiormente assorbibili dalla pianta.
Se la caffeina è un inibitore della crescita, come mai la credenza comune suggerisce di utilizzare i fondi di caffè per migliorare la salute delle piante?
Va fatta una precisazione per chiarire l’affermazione che il caffè che con la sua caffeina inibisce la crescita vegetale.
Ciò accade in natura, dove il caffè nasce e cresce, dove i chicchi caduti per terra dalla pianta contribuiscono con la loro caffeina a bloccare tutt’intorno alla pianta-madre il proliferare di erbe infestanti che priverebbero il terreno delle sostanze nutritive necessarie per lo sviluppo e, nel caso di infestanti a fusto alto o rampicanti, finirebbero col bloccare i raggi del sole, indispensabili per una crescita rigogliosa.
E’ evidente allora che tale funzione inibitoria riguarda il chicco all’origine, nulla da spartire con i fondi che rappresentano l’ultimo derivato dopo la raccolta del caffè, la sua torrefazione, la macinatura, l’utilizzo e infine il rilascio di tutta la sua caffeina nel caffè da bere, dopo il passaggio dell’acqua bollente.
In pratica, quando i fondi arrivano nei vasi, hanno perduto la caffeina e anche la peculiarità di inibire la crescita delle piante.
Ma allora è solo una leggenda metropolitana quella del riutilizzo dei fondi di caffè?
“In medio stat virtus”, e bisogna operare dei distinguo, anche sulla base dell’esperienza personale.
Se torno indietro nel tempo, vedo mia madre che destina i fondi di caffè ai vari vasi che avevamo nel cortile.
E le piante crescevano, non ricordo più bene se particolarmente rigogliose o meno, quello che ricordo è che le amiche che venivano in visita le facevano i complimenti e più di una volta chiedevano consigli o una piantina di geranio o di rosa, le più belle tra tante.
Sono sempre stato convinto che un po’ di merito lo avessero anche i fondi di caffè.
L’ideale per il loro utilizzo sarebbe di destinarli al compostaggio, insieme agli altri avanzi di cucina, prima di utilizzarli per concimare.
Non potendo o volendolo fare, il suggerimento può essere quello di “mescolare” al terreno piccole dosi di fondi di caffè (mai versarli soltanto in superficie, col rischio altamente probabile che ne derivino muffe nocive) o pochi cucchiaini nella terra dei vasi, dove reagiranno come il materiale organico, decomponendosi e migliorando la fauna batterica presente.
Qualche residuo di acido caffeico agirà come battericida, preservando la crescita della pianta interessata.
D’altra parte i fondi di caffè sono da considerare anche un ammendante, cioè un componente capace di migliorare le caratteristiche fisiche del terreno per quanto riguarda la porosità e la struttura, aiutando le radici a ossigenarsi. Il terreno passerà a essere leggermente acido e di conseguenza sarà anche attenuata notevolmente l’azione negativa del calcare, inevitabile se si usa l’acqua del rubinetto per innaffiarle.
A conclusione di tutto però, la raccomandazione più importante è di non esagerare mai nel somministrare i fondi di caffè.
Prezzo? E’ gratis.
Svantaggi? Non se ne vedono.
Vantaggi? Aiutano soprattutto gerani e rose, se usati con parsimonia.