La raccomandazione è da intendere come “referenza”, certificazione di doti, che “chiariscano” le qualità di uno sconosciuto e lo “presentino” al meglio.
In una situazione di mercato in cui trovare un posto di lavoro equivale alla proverbiale vincita di un terno al lotto è evidente che avere in mano una lettera di raccomandazione con precise referenze da allegare al proprio curriculum vitae rappresenta un punto di forza notevole.
E chi meglio di un datore di lavoro precedente può stilare un rapporto sulle note caratteristiche di un dipendente?
Se il datore di lavoro è stato costretto dal momento difficile a diminuire il personale alle sue dipendenze, non avrà difficoltà a rilasciare per il suo dipendente appena licenziato una lettera che raccomandi davvero l’interessato al futuro potenziale capo. Sì, tale lettera sarà di certo più utile all’impiegato costretto a lasciare, che al suo datore di lavoro, ma non si può nemmeno dimenticare che, con una ripresa dell’andamento degli affari, egli potrebbe essere richiamato in ditta e quindi è giusto presentarlo bene.
Passando a una fase operativa vera e propria, può essere indicata una guida, per stilare una valida lettera di raccomandazione:
a. Il formulario classico parte dal nome dell’impiegato, cui la lettera si riferisce, con le date di inizio e fine rapporto, riportando le modalità di assunzione: “per titoli”, “per concorso”, “per ulteriore precedente raccomandazione da parte di altra Azienda XY”,…
Naturalmente l’intestazione della carta su cui è stilata la lettera farà capire al lettore quale sia la Ditta che certifica.
b. A seguire, chi “presenta” è bene passi a esaminare ed elencare, sia pure in un riassunto conciso, ma preciso, i compiti che il dipendente ha avuto, le responsabilità di cui si è fatto carico e i risultati che ha conseguito nelle varie situazioni.
c. Conclusi i dati asettici e incontrovertibili suggeriti, il passaggio successivo riguarderà le qualità del dipendente, le sue caratteristiche reali nell’espletare le funzioni assegnate, le sue doti, le attitudini e la capacità di relazionarsi con gli altri.
E’ qui che deve porre maggior cura colui che rilascia la lettera, perché è questo sicuramente il dato che il lettore interessato controllerà con maggiore attenzione. Se il dipendente aveva ben meritato, non sarà difficile trovare le parole giuste ed efficaci per delinearne un profilo accattivante.
d. La conclusione della lettera non è altro che una comune chiusura di commiato con un saluto generico (sic), perché rivolto a tutti e a nessuno.
Da evitare proprio la formula dei saluti “cordiali”, perché il cuore non si dà al primo venuto, o “distinti”, distinti da che cosa?
Nota bene: Una variante della lettera prevista sopra è quella che sempre più spesso i giovani, soprattutto universitari o neolaureati, chiedono al loro prof. per accedere a Dottorati di Ricerca o Concorsi. Anche in questo caso i passaggi per stilarla possono essere gli stessi indicati.
C’è da notare che spesso tali prof. chiedono agli studenti stessi di prepararla, limitandosi a firmarla, ma… questo è un altro discorso su cui fare tante riserve, non in questa sede però.
Prezzo: Non ne ha
Svantaggi: Se l’impiegato era valido, significa che l’azienda attraversa un periodo di crisi.
Vantaggi: Una “buona” lettera di raccomandazione può rimettere in gioco un “buon” lavoratore.