Le verruche genitali generalmente vengono identificate sulla base del loro aspetto. Tuttavia, è importante distinguerle dai condilomi lati ad apice appiattito, che compaiono nel caso in cui si sia contratta la sifilide secondaria. L’esame di biopsia deve essere effettuato in presenza di verruche persistenti o atipiche, allo scopo di escludere l’eventuale presenza di pericolosi carcinomi. Per quanto riguarda le verruche endocervicali, esse possono essere messe in mostra solamente attraverso una colposcopia; inoltre, esse non devono essere trattate fino al momento in cui non vi siano i risultati del Pap test. Ma come è possibile liberarsi delle verruche genitali? È bene sottolineare che non esiste alcuna forma di terapia che sia completamente soddisfacente. In particolare, ciò è dovuto alla frequenza delle recidive, che tra laltro necessitano di una nuova terapia. In ogni caso, è possibile rimuovere le verruche genitali ricorrendo a elettrocauterizzazione, oppure con laser terapia, escissione chirurgica eseguita in anestesia generale o locale, o crioterapia. In alternativa, si possono utilizzare anche antimicotici topici come la podofillina, la podofillo tossina o il 5-fluorouracile; o induttori di interferoni, come per esempio limiquimod, o anche caustici quali lacido tricloroacetico. Per quanto concerne gli induttori di interferoni, comunque, è opportuno sottolineare che si tratta di prodotti molto usati, che tuttavia necessitano di applicazioni ripetute per settimane, se non addirittura mesi, e non di rado non producono risultati degni di nota. Viceversa, si è dimostrato efficace il tiotepa nel trattamento delle lesioni uretrali. Ribadiamo, ad ogni modo, che il trattamento più efficace è rappresentato, attualmente, dalla rimozione meccanica, eseguita in anestesia generale mediante il ricorso a un resettoscopio. Eventuali recidive, poi, possono essere prevenute attraverso la circoncisione. È da tenere in particolare considerazione il follow-up per quanto riguarda le donne che presentano verruche genitali di tipo endocervicale, così come per i loro partner sessuali, allo scopo di rilevare eventuali alterazioni o displasie, o, addirittura, carcinomi invasivi del collo uterino. Le persone con il quale il soggetto ha avuto rapporti sessuali devono essere sottoposti a controllo. Inoltre, sarebbe opportuno anche eseguire dei test sierologici per la sifilide, sia allinizio che dopo tre mesi. Come detto, le recidive non sono rare, e hanno bisogno di un nuovo trattamento. Lesioni intrattabili di cute e genitali sono state rimosse, in molti casi, anche con linterferone alfa, somministrato direttamente sulla lesione. In realtà, è opportuno sottolineare che non sono ancora noti i risultati a lungo termine, né la sua modalità di somministrazione più corretta. In ogni caso, i dati che riguardano pazienti con papulosi bowenoide dei genitali dimostrano la necessità di assumere un atteggiamento cauto in questo senso. In essi, infatti, le lesioni sono scomparse all’inizio, dopo essere state trattate con l’interferone alfa, ma sono ricomparse più tardi, e in una forma più pericolosa, quella di cancro invasivo. Concludiamo segnalando limportante di eseguire esami di tipo colposcopio o citologico sul collo uterino, ogni sei mesi, per le donne colpite da infezioni di tipo 16 e di tipo 18, con l’obiettivo di trovare eventuali displasie premaligne.
Come cambiare i codici di accesso PIN e PUK
Il codice PIN è un particolare codice di sicurezza composto da 4 fino a 8 cifre. Questo codice viene utilizzato come misura di sicurezza nelle...
Read more