Come gestire la depressione invernale nei bambini? Me lo sono chiesto pure io, avendo una bambina molto piccola e vedendo i suoi cambiamenti stagionali, ancora più evidenti durante l’inverno. Innanzi tutto, la depressione invernale è chiamata tecnicamente “disordine affettivo stagionale”, ma altro non è che, in parole povere, una sorta di depressione, che scaturisce proprio durante la stagione diciamo meno amata dell’anno. I sintomi sono già facilmente intuibili. Umore molto basso, anche se direi più che altro scostante e volubile durante la giornata. Senso concreto di scarsezza di energia, che spesso lo trovo molto interdipendente con una consistente forma di stanchezza e una tendenza generale alla sonnolenza, a prescindere da quale sia l’orario della giornata. Non so perché, ma a questi si abbinano la presenza di una certa suscettibilità, che comunque è anch’essa di natura volubile. A questo quadro talvolta si aggiunge una linea di tendenza rivolta al rimanere da soli, anche se devo dire che non è sempre così frequente e scontata. Infine, un’attrazione direi fatale verso un generalizzato aumento dell’appetito. C’è chi dice che il problema è di per sé trascurabile, perché si tratta in fondo di un lieve disagio estemporaneo. C’è chi dice che invece è da prendersi sul serio e che sono in aumento i casi più complessi, ossia i soggetti che somatizzano di più questa sindrome. Personalmente, posso dire che il problema è reale, ma che varia da bambino a bambino. Così, vengo alla mia esperienza personale. Ho notato che mia figlia, ad esempio, dorme almeno un paio d’ore in più rispetto alla stagione estiva e si sveglia più spesso la mattina piangendo, piuttosto che con il sorriso in viso. Circa il sonno, non ho preso nessuna misura, perché credo che serva per il riposo, così come anche io d’inverno ne sento il bisogno. Il pianto lo calmo con una maggiore attenzione verso di lei e maggiori coccole. La scarsezza di energia, alias pigrizia, è forse l’elemento più pedante e fastidioso. A questa ho trovato come rimedio la voglia di giocare con lei e cercare sempre di inventarmi qualcosa di nuovo o al più di avvalermi della musica per avere quella carica in più da trasferirle, in aggiunta alla mia naturale tendenza verso il sorriso, che di certo è sempre di buon aiuto. A questo, associo una maggiore luce nella casa, grazie a tapparelle sempre tirare su di giorno e, magari, ad uscite all’aperto appena si intravede un po’ di sole o quanto meno una giornata meteorologicamente accettabile. Poi, cerco di stimolare molto mia figlia, interagendo con lei, parlandole di più e seguendo le cose che fa, in modo da condividere le sue piccole abitudini quotidiane, in modo di spingerla verso una maggiore socializzazione. La sfida più difficile riguarda il senso dell’appetito, che è anche molto variabile e spesso concentrato su particolari tipologie di alimenti, come i carboidrati e i dolci. Questo rappresenta uno svantaggio ancora in via di risoluzione, almeno parziale. Circa l’eventualità di rivolgersi ai farmaci, per quanto mi riguarda non l’ho ritenuta al momento opportuna, anche perchè credo che ne sia consigliabile il ricorso solo in situazioni di estrema necessità. Altrimenti, si rischia di creare un problema magari maggiore di quello esistente.
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