Abbiamo appena scoperto che nostro figlio è tossicodipendente. Come dobbiamo agire? In quale modo dobbiamo comportarci? Quali sono gli atteggiamenti da tenere? E soprattutto, come intervenire per fare sì che esca dal tunnel della tossicodipendenza? Prendiamo atto, innanzitutto, che non si tratta di una questione che può essere risolta dall’oggi al domani. Per arrivare a un ripristino della normalità potrebbero volerci mesi, se non anni, e questo dipende anche dal tipo di sostanze di cui il ragazzo (o la ragazza) abusa. Chiaramente, la cosa più importante è stabilire qual è la volontà del ragazzo. Se egli vuole guarire, sarà necessario un inserimento in comunità, ma, se non dimostra la volontà di uscire dal tunnel nel quale è finito, ogni tentativo di reindirizzarlo sulla retta via sarà inutile. Una volta evidenziato ciò, sarà necessario trovare una comunità di recupero disponibile ad accogliere nostro figlio. Ormai se ne trovano in tutta Italia. È importante cercare di allontanare da noi stessi sensi di colpa e sensazioni di fallimento per la condizione in cui si trova nostro figlio. Ormai ha intrapreso la sua strada, quindi evitiamo di difenderlo eccessivamente e facciamo sì che si prenda le proprie responsabilità. Un altro errore da non commettere è quello di concentrare tutte le proprie attenzioni esclusivamente sul figlio tossicodipendente, dimenticandosi degli altri figli. Si tratta di un rischio da evitare assolutamente, poiché, se essi sono deboli, potrebbero tentare di emulare il fratello lungo la strada della droga per attirare lattenzione. In ogni passo che compiremo, in ogni caso, dovremo fare affidamento e fidarci dei diversi servizi istituzionali che si propongono di aiutarci, quali possono essere le comunità terapeutiche, o gruppi di volontariato, Sert o gruppi di auto-aiuto. Ancora, siamo consapevoli del fatto che abbiamo bisogno di aiuto, e soprattutto non nascondiamoci. La ghettizzazione non può fare che male a un ragazzo tossicodipendente. Cerchiamo, inoltre, di mantenere continuamente un contatto con nostro figlio, ma senza esagerare, per evitare di sovraccaricarlo di paure, sofferenza e sensazioni di panico. Egli ha già la consapevolezza di essere tossicodipendente, non carichiamolo di ulteriori problemi. Ci vuole, quindi, moderazione. Il disagio che nostro figlio ha espresso scegliendo la via della droga dovrebbe trasformarsi in benzina per intraprendere una nuova strada, cercando di ricostruire i rapporti con lui e di ristabilire una sorta di nuova famiglia, nata dalle ceneri di quella vecchia. Dobbiamo evitare, chiaramente, di manifestare la nostra ansia al ragazzo. Non dobbiamo, inoltre, compiere lerrore di considerare la tossicodipendenza una malattia. Inoltre, è importante considerare che esiste la possibilità che il ragazzo non riesca a uscire dal tunnel. La consapevolezza è il primo passo, comunque, per raggiungere un traguardo. Nella speranza che nostro figlio guarisca, in ogni caso, teniamo conto che non è detto che egli poi torni a vivere con noi. Aiutarlo nel suo reinserimento nella società rappresenta un atto di estrema fiducia, di rispetto nei suoi confronti, un segnale che non può che rinsaldare la sua indipendenza e la sua autostima nella sua rinascita al mondo e alla gente.
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