Il ragno violino è l’ultimo spauracchio di una lunga serie di animali, la cui presenza genera brividi in molti di noi. Prima della fobia legato a questo piccolo aracnide, le cronache locali italiche erano ricche di incidenti causati, se in montagna, dal morso di una vipera o, in mare, dalla puntura di una medusa.
Soprattutto la presenza di quest’ultime, infatti, è cresciuta esponenzialmente nei mari di molte regioni italiane, rendendo spesso necessario correre in soccorso delle malcapitate vittime. Incidenti che, in acqua, possono vedere protagonisti anche tante altre specie. E poi, nel periodo estivo, le immancabili api o vespe, ma anche pulci, zecche e persino bruchetti apparentemente tanto innocui quanto urticanti. Insomma un esercito di pericolosi animaletti a cui stare attenti e, in caso di punture, su cui intervenire prontamente. ( Vuoi sapere come realizzare una trappola per zanzare? Ecco la guida).
Le punture, però, non sono tutte uguale, richiedendo, a seconda della diversa tipologia, metodi d’intervento e farmaci diversi.
Vediamo allora come intervenire in caso di punture a seconda di cosa ci abbia morso.
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Cosa fare quando ci punge un animale
Come premettevamo non esiste una soluzione universale per ogni tipo di morso animale: tante punture, tante soluzioni diverse.
Ogni puntura ha le sue caratteristiche, determina specifiche reazioni e richiede un approccio diverso. Evidentemente se siamo morsi da una biscia in montagna, sarà necessario comportarci in una maniera differente rispetto alla presenza di una zecca sul corpo o dall’aver calpestato una razza o uno scorfano in mare.
Vediamo allora cosa fare a seconda dei diversi casi, ricordando che sapere cosa fare (o non fare) in questi casi rappresenta davvero una grande fortuna.
Esaminiamo allora i comportamenti da adottare in caso di morso dei più comuni animali dalle nostre parti.
Di norma potremmo trovarci di fronte ad un morso di:
- ape
- vespa
- calabrone
- meduse
- pesci in mare
- vipera
- zecca
- pulci
- processionaria
- ragno violino
Vediamo allora di conoscere le particolarità di ogni singolo morso e i consigli per un primo soccorso, fermo restando che di fronte a sintomi di intensità crescente è sempre necessario fare ricorso ad uno specialista.
Come curare una puntura di ape e come prevenirla
Per la serie prevenire è meglio di curare, ecco alcuni banali consigli per evitare uno spiacevole morso da parte di un amico dell’ape Maia. Purtroppo, a differenza di quanto avviene per le zanzare, non esistono prodotti repellenti efficaci nel tenere questi laboriosi insetti a debita distanza. Le api, di norma, risultano più aggressive nella stagione calda e soprattutto con il tempo instabile. Ad infastidirle poi anche alcuni nostri comportamenti: l’alito, profumi o deodoranti preganti, colori scuri e azioni brusche, come quelle che compiamo nel tentativo di allontanarle.
Meglio evitare, soprattutto se sapete di essere allergici, zone a rischio, come quelle di sostare lungamente vicino ad alberi da frutto o prati fioriti. Se proprio dovete farlo, indossate abiti lunghi e possibilmente chiari, evitando profumi e il camminare scalzi.
Alle finestre poi sempre meglio disporre di zanzariere. (Devi cambiare la zanzariera di casa? Ecco come fare).
Così come per vespe e calabroni anche per le api il pungiglione rappresenta uno strumento di difesa. Questo, non di rado, resta nella cute, inoculando veleno anche nei minuti seguenti al morso, ragion per cui è importante cercare di estrarlo il prima possibile.
Fatelo utilizzando una pinzetta sterilizzata, possibilmente entro il quarto d’ora dalla puntura. Una volta estratto (eseguite l’operazione con attenzione, onde evitare la rottura della sacca del veleno) questa minuscola sciabola, disinfettate sempre e, aiutandovi con il ghiaccio, comprimete la zona colpita, in modo da interrompere l’azione del veleno e anestetizzare l’area.
Utile anche l’applicazione delle pomate indicate per lenire dolore e prurito.
Come per tanti altri morsi evitate di grattarvi, finendo per prolungare rossore, prurito e gonfiore e, ancor più, per non generare possibili infezioni. In caso di sintomi crescenti, il giorno dopo sempre consigliabile il ricorso al medico.
Tanto frequenti le punture di api da aver generato, nel corso dei secoli, una serie di rimedi casalinghi, spesso utili. Dopo aver eliminato pungiglione e disinfettata la lesione, ad esempio, si rivelerà utile l’argilla, inimitabile nello sgonfiare il pomfo e bloccare l’azione del veleno.
Altrettanto utili olio di arnica, olio essenziale di lavanda o aloe vera in gel. Se avete del bicarbonato, potrete utilizzarne una modesta quantità con l’acqua, lasciando agire il composto per poi risciacquare con acqua fredda.
Azione simile quella di limone e aceto, potendo applicare direttamente una fettina dell’agrume o spremendoci il succo. Infine, rimedi conosciuti quella della patata o dell’aglio che, sminuzzato e messo sopra la ferita, calmerà il dolore da subito.
Seppur trattandosi di una puntura banale, nel caso di soggetti allergici, non manca la possibilità di provocare uno shock anafilattico. La reazione tossica, oltre al consueto arrossamento e gonfiore, produce gonfiori a occhi, labbra e lingua, con una conseguente difficoltà respiratoria, crampi, sino a possibili perdite di conoscenza.
In questo caso unica soluzione una corsa all’ospedale, per un trattamento con antistaminaci quando non sarà necessario il ricorso all’adrenalina.
Cosa fare quando si è punti da una vespa
Nonostante si tenda a confonderle, ape e vespe rappresentano due tipologie di pericoli ben diversi in termini di possibilità di puntura, effetti e modalità di cura.
Semplificando, ad esempio, è possibile evidenziare sin da subito come sia molto più facile essere colpiti da una vespa rispetto alla sua conoscente operaia. Si tratta, infatti, di insetti particolarmente aggressivi e che, a differenza delle api, quando mordono non lasciano il pungiglione, potendo infliggere anche punture in serie. Questo fa si che, quando punti da una vespa, sia consigliabile allontanarsi dal posto, con una certa rapidità.
Di norma si può venire punti avvicinandosi eccessivamente ai loro nidi, sfiorando, ad esempio, il foro d’uscita di una loro colonia. Altre zone ideali per loro, gli spazi del tetto, come le pozze d’acqua, cataste di legno o i bidoni per l’immondizia. Non da trascurare poi il fatto di come questi insetti siano attratti irresistibilmente dal cibo, e ancor più da bevande zuccherine o dalla birra.
Situazioni nelle quali l’agitare bruscamente la mano per scacciarle, rappresenta un ottimo sistema per guadagnarsi un morso. Per le vespe, infatti, pungere non equivale a morire, facendo si che la vespa non ci pensi due volte, prima di colpire il malcapitato.
La puntura di vespa, almeno generalmente, dopo aver prodotto, nella zona colpita o nei centimetri circostanti, un bruciore immediato, rossore e gonfiore, tende a risolversi nel giro di un paio di ore. A meno che, ovviamente, ad essere colpito non sia un soggetto allergico. In questo caso esiste la possibilità che abbiano luogo reazioni allergiche locali ( come eritema o un edema esteso), sino a conseguenze sistemiche, quali vertigini, palpitazioni, gonfiori di labbra o palpebre, ma anche problemi di respirazione.
Negli ultimi casi evidenziati, naturalmente, sarà necessario procedere ad interpellare il proprio medico di fiducia, quando non a ricorrere alle cure di un ospedale.
Laddove, al contrario, la reazione è normale, potranno aiutare dei semplici impacchi di acqua fredda, prima di applicare eventualmente un prodotto antistaminico o cortisonico. Utile anche l’utilizzo di acqua e sapone, prima di disinfettare la zone interessata.
Sempre per alleviare il dolore, consigliati gli impacchi con un asciugamano contenente cubetti di ghiaccio, come applicare gli appositi stick dopo-puntura o uno dei tanti rimedi fitoterapici. Ottimo anche un unguento a base di calendula.
Le rare ma possibili conseguenze importanti fanno si che nei soggetti dalla conclamata ipersensibilità sarà sempre indispensabile portare con sé un preparato monouso auto-iniettabile a base di adrenalina.
Cosa fare in caso di puntura di calabrone
Sempre della vasta famiglia dei Vespoidea, eccoci ai calabroni(Vespa crabro). Indubbiamente parliamo di insetti ancora più pericolosi delle più piccole vespe, rappresentando tra i tanti imenotteri quello dalle dimensioni superiori, potendo raggiungere sino ai 5 centimetri di lunghezza.
Una puntura quella del calabrone che produce un intenso dolore, localizzato nella zona colpita, anche a causa del veleno che viene iniettato. Si tratta, infatti, di un siero avente la stessa tossicità di quello della vipera, seppure in quantità considerevolmente inferiore.
Fortunatamente i calabroni non costituiscono insetti particolarmente aggressivi, né il loro morso comporta il problema del pungiglione, che, essendo retrattile, non rimane nella pelle. Di contro, però, a questo bombato animaletto alato non è preclusa la possibilità di infliggervi più morsi.
Come per api e vespe, anche nel caso del calabrone, le raccomandazioni per non mettersi a rischio rimangono le stesse. Sostanzialmente parliamo di indossare capi bianchi o verdi (evitate colori sgargianti o scuri), stare alla larga da possibili nidi, solitamente siti nelle cavità dei muri e in prossimità degli alberi, e dai frutteti.
Seppur particolarmente dolorosa la puntura del calabrone non produce che un ponfo arrossato, che dopo un fastidio acuto, lascia spazio a prurito e fastidio per qualche giorno.
Lato curativo sono tanti i rimedi, che trovate comunemente in ogni casa, per procurare un po’ di sollievo a chi viene morso. Sempre valida la soluzione di acqua e sapone, utile anche un po’ di ghiaccio in un fazzoletto.
Altrettanto consigliato l’utilizzo di aceto, limone, miele, bicarbonato di sodio (in un composto con l’acqua), aloe vera, cipolla o aglio.
Dopo qualche ora, inoltre, sempre utile l’utilizzo di creme antistaminiche o cortisoniche, odi antistaminici per via orale, qualora la zona colpita sia particolarmente estesa.
Resta inteso per chiunque sia soggetto ad una conclamata allergia, l’opportunità di girare, munito di un apposito kit salva-vita ( di norma composto da una puntura di adrenalina), in grado di stoppare il possibile insorgere di una reazione allergica o anafilattica grave. Una terapia indispensabile, nel mentre ci si reca in ospedale.
In entrambi i casi resta valido il consiglio di premere delicatamente lungo i contorni della ferita, per favorire la fuoriuscita del veleno. Operazione utile, ma solo se viene compiuta nei secondi immediatamente successivi alla puntura.
Cosa fare in caso di puntura di medusa
Innanzitutto è opportuno premettere che l’ideale sarebbe evitare questo rischio. Oggi, ad esempio, esistono delle app che, in tempo reale, segnalano la loro presenza nelle acque in cui vi trovate a passare la giornata.
Primo consiglio, quindi scaricare l’app Focus Meteo Meduse ( se vuoi conoscere meglio questa app, clicca qui)e premurarsi che il vostro lido non rientri tra quelli a rischio.
La consapevolezza della loro assenza, infatti, vi permetterà di godervi la giornata con maggiore serenità. Nel caso in cui, invece, le previsioni annuncino il loro arrivo, non sarà necessario astenervi dall’entrare in acqua.
Sarà sufficiente, infatti, che vi muniate di un apposito repellente. Il suo utilizzo eviterà che l’animale vi percepisca come nemico, e , conseguentemente, non rilasci i nematociti, ossia quella sorta di palline “tossiche” di cui dispone lungo i tentacoli e sulla superficie dell’ombrello.
In caso, invece, che siate stati punti, la parola d’ordine è acqua salata. Mai invece fare uso della comune acqua del rubinetto! Facendolo, infatti, non provochereste la rottura delle palline, con il conseguente rilascio del veleno.
Utilizzate solo acqua marina e con questa provate ad eliminare ogni residuo della medusa dalla zona interessata.(Sei stato vittima di una puntura di medusa? Ecco cosa fare).
Come comportarsi in caso di puntura di razze, scorfani o tracine
Seppur meno noti, si rivela ancora più pericoloso l’incontro con uno di questi pesci. Si tratta di esemplari che, spesso, trovano riparo tra le rocce o sotto la sabbia, anche in acque particolarmente basse.
Questo fa sì che pestarle o porci una mano sopra, sia tutto fuorché difficile.
Se avete la sfortuna di farlo per lenire il dolore, niente ghiaccio! Fate ricorso all’acqua calda, immergendovi la parte colpita. Man mano che la sofferenza aumenta, ripetete con acqua sempre più calda, cercando di utilizzarla più bollente possibile.
Questa, infatti, vi permetterà di inattivare la tossina, dandovi leggermente ristoro dal dolore particolarmente intenso.
Ripetete più volte, alzando, se riuscite, costantemente la temperatura dell’acqua.
Cosa fare in caso di morso di vipera
Altro rischio concreto, questa volta in montagna, quello, durante una delle tante passeggiate, di essere morsi da una vipera.
In questo caso, nonostante quello che si pensi, gli esperti raccomandano di non utilizzare nessun tipo di antidoto. Una pratica sconsigliata come testimonia lo stesso ritiro dal mercato del siero.
Molti, però, quelli che lo acquistano on line, spesso peggiorando la situazione invece che risolverla.
Gli esperti, infatti, consigliano di evitare assolutamente dell’autosomministrazione, per non correre il rischio di andare incontro ad un possibile shock anafilattico. (Come comportarsi in caso di shock anafilattico? Leggi la guida).
Tanto meno raccomandata la pratica di provare a succhiare il veleno. Sistema spettacolare quanto efficace nelle pellicole d’azione, ma assolutamente controproducente nella realtà, sia quando si utilizzano pompette che, a maggior ragione, quando si cerca di succhiare il veleno, per poi sputarlo.
Qualora abbiate dei piccoli tagli, infatti, otterrete il solo risultato di avvelenarei voi stessi.
Se qualcuno accanto a voi viene colpito da una serpe, l‘unica cosa da fare è quella di chiamare il 118! Nessun problema se siete in alto! Considerando il quantitativo minimo di veleno che le vipere sono solite inoculare, infatti, potrete scendere con relativa tranquillità.
Unica operazione, soprattutto in presenza di anelli, monili, o orologi, quello di togliersi tutto, poiché la parte colpita tenderà ad ingrossarsi e questi oggetti potrebbero compromettere la circolazione.
Altrettanto utile lavare e disinfettare con abbondante acqua dolce la zona colpita, per poi fasciarla con un panno asciutto e pulito.(Consigli in caso di morso di vipera? Ecco come intervenire nei primi momenti).
Cosa fare in caso di puntura di zecche
Per quanto si tratti di un pericolo trascurato da molti, non è neppure da sottovalutare il morso di zecca, non in quanto tale, ma poiché questi insetti rappresentano un potenziale veicolo di infezioni.
Soprattutto soggiornando nelle zone montane, nelle zone pre e alpine sotto i 1.500 metri, visitando boschi e parchi naturali è comune ritrovarsi addosso uno di questi sgradevoli ospiti.
Problema principale quello di un morso che potrebbe anche non essere percepito, non arrecando né dolore né prurito. Ed è per questo che, a fine giornata, l’ideale sarebbe di controllare il proprio abbigliamento e farsi una bella doccia, ispezionando con attenzione lo stesso cuoio capelluto..
A livello precauzionale, grande importanza va rivolta all’abbigliamento. Di norma sarebbero da evitare pantaloni e t-shirt corte, prediligendo un vestiario stretto, calzando scarpe alte, tali da impedire l’ancoraggio alle zecche.
Gli stessi colori hanno la loro importanza. Meglio ai capi bianchi, utili ad identificare più facilmente questi pericolosi parenti dei ragnetti. Non mancano, inoltre, prodotti specifici per difendersi, sia in forma di repellenti che dispositivi ultrasuoni con cui accompagnarsi.
Di per sé, come dicevamo, non è la puntura della zecca a rappresentare un problema, quanto il fatto che questi animali possono veicolare patologie batteriche o virali anche di una certa gravità.
Una volta attaccata alla pelle, è dopo le 12 ore che il veleno inoculato può determinare i primi problemi.
Qualora ce la si trovi addosso, la cosa da evitare sarebbe quella di agire con frettolosi metodi fai da te, correndo il concreto rischio di spezzarla, facendo si che la testa rimanga nella pelle.
Per la rimozione, comunque, indispensabile disporre di disinfettante (da utilizzare prima e dopo l’intervento, al fine di eliminare ogni possibile agente patogeno) e utile disporre di guanti sterili.
Da evitare, invece, le tante, dannose, soluzioni casalinghe! No, quindi, a benzina, alcol, ammoniaca, olio o grassi, piuttosto che ad arnesi incandescenti, tutti strumenti che, per l’’Istituto Superiore di Sanità, possono trasformarsi in un boomerang, determinando un rigurgito di materiale infetto e un ulteriore affondamento del parassita nella nostra epidermide.
L’operazione corretta vede l’utilizzo di una pinza (in commercio ve ne sono apposite), con la quale afferrare la zecca, per poi ruotare, svitando come si farebbe con un tappo. In caso, però, non ve la sentiate, potrete sempre recarvi ad un Pronto Soccorso in codice bianco.
Una volta rimossa, rimane solo un puntino rosso o un pomfo arrossato. Naturalmente, in caso di febbre, macchie o sofferenze articolari, indispensabile rivolgersi al proprio medico curante.(Zecche? Ecco come toglierle).
Cosa usare per le punture di pulci
Naturalmente si tratta di un caso, prevalentemente ( ma non solo), che corre prevalentemente chi abbia degli animali domestici in casa.
In questo caso non sarà particolarmente complesso accorgersi della loro presenza. Se il vostro gatto o cane, infatti, indugeranno nel grattarsi, mordersi o leccarsi eccessivamente, vi sono grandi possibilità che le pulci abbiano fatto la loro comparsa. Utile ovviamente anche far uso di un pettine antipulci per controllare il pelo del vostro amico a quattro zampe.
Ovviamente la miglior difesa sta nell’attacco, ossia meglio evitare di fare i conti un domani con le pulci, adottando banali comportamenti che possano mettervi al sicuro dalla loro presenza.
Prima di tutto fondamentale controllare periodicamente i vostri animali, usando sugli stessi uno dei tanti dispositivi anti-pulci, disponibili in commercio ( Advantage, Advantix, Frontline, Exspot, Beaphar Fiprotec).
Sempre sotto questo punto di vista, utile evitare che i vostri animali vengano in contatto con randagi.
Infine non trascurate la pulizia di casa, falciando con frequenza il prato di casa, passando l’aspirapolvere su tappeti, coperte, mobili imbottiti e qualsiasi luogo abitualmente occupato dall’animale, eliminando la polvere in giro e lavando a secco la tappezzeria di casa.
Riconoscere il morso delle pulci non è difficile. Dovreste notare dei piccoli puntini rossi, con un alone rosso all’esterno, di norma dislocati sugli arti inferiori, piedi, caviglie e gambe.
Per quanto possano prudere, gli esperti raccomandano di evitare di grattare, rischiando di peggiorare la situazione, con sovrainfezioni da curare poi con soluzioni antibiotiche.
Ciò non toglie che in alcuni soggetti la reazione cutanea possa essere importante, anche con possibili infiammazioni dei vasi linfatici. In questo caso comparirà una tipica striatura arrossata che dal punto della puntura si espanderà sino ai linfonodi.
In caso di prurito intenso, sempre dietro a prescrizione medica, si potrà assumere un antistaminico, mentre localmente si utilizza un farmaco cortisonico per combattere l’infiammazione.(Evitare che cane e gatto abbiano le pulci? Ecco i nostri consigli).
Cosa fare in caso di puntura di processionaria
Di tutti i rischi in tema di morsi (in questo caso, parliamo più correttamente di contatto) quello della processionaria è uno dei più sottovalutati.
Si tratta del bruchetto peloso che è solito, da qui il nome, muoversi in gruppi serrati, appunto alla stregua di una lenta processione di paese. Una processione non pacifica considerando come al tatto questi animali si rivelino estremamente urticanti. Un pericolo concreto non solo per animali (cani, gatti e cavalli sono bersagli frequenti), ma anche per le persone, soprattutto per i bambini, che incuriositi da questo esserino potrebbero pensare di giocarci.
Causa della sua pericolosità, un corpo attraversato da migliaia di microfilamenti setosi, una sorta di “peletti” visibili anche a occhio nudo, che si rivelano particolarmente irritanti.
Una reazione che, fortunatamente, tranne casi rarissimi in soggetti predisposti, si rivela dolorosa ma non allergica.
Gravità di irritazione che è legata all’estensione del contatto del corpo con i microfilamenti e, naturalmente, dalla sede del contatto stesso. Più vasta l’area di contatto più il fastidio si rivelerà intenso, così come maggiore sarà il problema se ad essere colpito sarà una zona delicata, l’occhio ad esempio. Questa la situazione che determina la cosiddetta congiuntivite da processionaria.
Inoltre, trattandosi di animaletti che si trovano sui pini e i cui peletti possano volare trasportati dal vento, non è rara la possibilità di inalarli ( in caso di brancospasmo, sarà necessario correre subito all’ospedale), evitando soprattutto di sostare troppo sotto i nidi, che hanno sede tra i rami degli alberi di pino.
In caso di contatto, comunque, prioritario sciacquare abbondantemente la zona colpita, valutando eventualmente l’utilizzo di rimedi antiallergici. No, invece, all’applicazione di creme, così come si raccomanda di grattare, tutti rimedi che, con grande probabilità, potrebbero solo far insorgere irritazioni, finendo per spezzare i peletti e facendoli solo affondare maggiormente in profondità. Altrettanto necessario evitare di toccarsi altre parti del corpo, potendo trasferire i peletti in nuove zone.
Anche in caso di semplice sfioramento del bruchetto ( così come pestandolo), aiutandovi con un paio di guanti, sarà necessario bonificare abbigliamento e scarpe.
Lato vestiti utile l’utilizzo di adesivi, grazie ai quali strappare tutti i filamenti eventualmente trattenuti dal tessuto, salvo poi lavare tutti i capi interessati dal contatto con la processionaria a 60° gradi, evitando di portali in casa.
Adesivi che possono risultare utili anche sulle calzature, come sullo stesso bambino, laddove le zone interessate non siano particolarmente sensibili, come ad esempio un braccio o una gamba.
Inutile sottolineare come in caso di interessamento di occhi, bocca e vie respiratorie è sempre raccomandato un consulto al medico di famiglia, quando, a seguito di malessere generale, vomito, mancanza di respiro, dirigervi in fretta e furia al Pronto Soccorso.
Cosa fare in caso di morso del ragno violino
Ed eccoci al nemico numero uno, il ragno violino.
Importante premettere sin da subito che si tratta di un’eventualità seria, ma grazie a Dio non frequente.
Un morso assolutamente pericoloso, nonostante le dimensioni modeste di questo aracnide che, in caso di un esemplare maschile, raggiunge a stento i 7 mm, mentre arriva a 9 nelle femmine.
Lo si può riconoscere per via della particolare macchia presente sul suo corpo e che richiama, appunto, lo strumento musicale, mentre a livello di colorazione appare un ragno dalle dimensioni contenute e di colore marrone-giallastro, dalle lunghe zampe.
Paradossalmente non si tratta di un insetto aggressivo, come testimonia il suo stesso epiteto di ragno eremita, vista la tendenza a rintanarsi in anfratti e fessure, uscendo allo scoperto solo di notte. Un insetto che, però, se si sente minacciato, non esita a mordere.
Nel nostro Paese lo si trova soprattutto nelle regioni del Nord, dove, non sopportando le basse temperature, può rifugiarsi in casa, trovando alloggio dietro a mobili, nei battiscopa, in scatole di cartone, ma non meno nelle calzature o tra le biancheria. Naturalmente non disdegna neppure solai, scantinati e bagni.
Uno dei principali problemi del suo morso è il carattere prevalentemente asintomatico, senza che l’area presenti alcuna alterazione. Solo dopo alcune ore ecco la comparsa di una parte arrossata, che inizia a prudere, bruciare e produrre formicolii. Sintomi banali che, però, dopo 2 o 3 giorni possono addirittura determinare una necrosi dell’area, tale da produrre la sua ulcerazione.
Come se non bastasse la puntura del ragno violino può anche veicolare batteri anaerobi (ossia microrganismi capaci di sopravvivere anche in assenza di ossigeno), i quali si moltiplicano, rendendo più complessa la guarigione della lesione. Il tutto causando anche una liquefazione dei tessuti.
In casi estremi, inoltre, accanto a febbre, rash cutaneo, ecchimosi, possono originarsi anche problematiche ai danni ai muscoli, reni sino alla comparsi di vere e propri emorragie, tali da rendere necessario un trattamento in camera iperbarica.
Qualora sospettiate di avere a che fare con un ragno di una tale pericolosità, di fondamentale importanza quello di catturare l’aracnide, conservandolo anche se morto. Anche qualora l’insetto sia schiacciato, un esame al microscopio potrà facilmente permetterne l’identificazione, considerando la presenza di 6 occhi anziché i consueti otto. Non meno utile si rivelerà una semplice foto, soprattutto se la parte anteriore dell’animale risulti ben visibile e a fuoco.
In ogni caso, in caso di morso, prioritario il ricorso ad abbondante acqua e sapone, evitando di somministrare disinfettanti aggressivi. Raccomandato inoltre la compressione dell’area interessata, mantenendo gli arti sollevati, se coinvolti. Ancor più importante, però, l’osservazione dei sintomi nelle ore successive ed in caso di peggioramento ( o qualora comparisse una ferita caratterizzata da una zona centrale arrossata che va via diventando più scura) riferimento obbligato il Centro Antiveleni (0266101029).