La rivista scientifica americana Journal of Nutrition ha pubblicato tempo fa un articolo riguardante lefficacia dei pistacchi nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Secondo uno studio condotto da diversi ricercatori dellUniversità della Pennsylvania, infatti, sembrerebbe che la potenza di questo seme sia da ricercare nella grossa quantità di antiossidanti che hanno la capacità di agire sul nostro organismo ed eliminarne la dose di stress.
In realtà, pare che questa capacità sia da attribuire a tutti i semi e a tutta la frutta a guscio. Nel caso dei pistacchi, tuttavia, la dose di antiossidanti contenuta sarebbe di quantità piuttosto elevata, e garantirebbe lo scioglimento del cosiddetto colesterolo cattivo, bloccando così il fenomeno dellossidazione del sangue.
Inoltre, a vantaggio dei pistacchi, va detto che rappresentano un vero e proprio cocktail di energia, in quanto contengono potassio, calcio, magnesio e fosforo, ma sono anche molto ricchi di ferro.
La loro caratteristica fondamentale, però, sta nellalto contenuto di grassi monoinsaturi, che favoriscono lo scioglimento di quelli saturi.
I cibi immessi nel corpo sintetizzano il colesterolo, il grasso, cioè, contenuto nel sangue. Questo è suddiviso in colesterolo buono e cattivo, tuttavia non è il tipo di colesterolo che varia, ma il modo in cui le cellule lipidiche (non idrosolubili) sono trasportate allinterno dellorganismo. Affinché queste possano essere sciolte in acqua, è necessario infatti che vengano trasportate insieme ad atre molecole che lo rendano possibile. Questo processo avviene grazie alle proteine, che sono idrosolubili.
I grassi che circolano liberamente sono trasportati grazie allalbumina, proteina idrosolubile.
I trigliceridi (i grassi complessi), sono inglobati allinterno delle lipoproteine, molecole di densità maggiore rispetto alle prime.
Avremo quindi, la formazione di colesterolo buono, cioè quello che si scioglie nel sangue nel primo caso. Le lipoproteine si chiameranno LDL ed avranno il compito di trasportare il colesterolo dal fegato verso i tessuti.
Nel secondo caso avremo invece la formazione di un colesterolo che difficilmente si scioglie nel sangue e che andrà a creare i depositi sulle pareti delle arterie e la formazione di placche definite aterosclerotiche. Le lipoproteine di questo tipo sono definite HDL e prelevano il colesterolo dal tessuto, riportandolo verso il fegato.
Il pistacchio, dunque, favorirebbe la formazione del colesterolo LDL, cioè quello buono.
La ricerca, condotta su 3 gruppi di persone sane di entrambi i sessi, e di unetà superiore ai 35 anni, ha messo in evidenza come, seguendo la stessa dieta con una modesta quantità di grassi, la produzione di colesterolo buono aumentasse con il consumo della quantità giornaliera di pistacchi.
In un primo gruppo lassunzione quotidiana del seme era totalmente assente; nel secondo si aggirava intorno ai 60 gr. al giorno; nel terzo arrivava addirittura al doppio.
In una dieta durata un mese è stato possibile evidenziare come allaumentare del consumo di pistacchi, diminuiva il colesterolo cattivo, cioè lHDL.
Parallelamente, inoltre, aumentava la quantità di due antiossidanti: la luteina e il g-tocoferolo, entrambi fondamentali nella prevenzione dellossidazione cellulare e ottimi per preservare il cuore.
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