Nove mesi di attesa, poi…. il momento, arrivano i dolori, e gli ormoni che già erano impazziti, sembrano esplodere in un mare di confusione ed infine, eccolo, il tuo bambino, piccolo, piangente, lo guardi e capisci di vivere per lui, solo per lui. Prima, per quanto uno possa ricordare ancora come fosse il prima, i tanti progetti, gli sforzi per fare ogni giorno gli esercizi in gravidanza a casa e soprattutto l’idea di tornare subito alla vita di prima.
Le cose, però, non sempre sono così facili. Le stesse statistiche parlano di 4 mamme su 5 che, dopo il parto, vanno incontro ad una forma di tristezza, la cosiddetta baby blues, mentre un 10-15% è vittima di una vera depressione.
Ecco allora consigli e suggerimenti per evitare e sconfiggere l’ansia post-partum o problemi ancora più complessi.
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Sintomi di depressione post-partum
Non è particolarmente semplice realizzare un’autodiagnosi di depressione post parto, anche perché la sintomatologia, talvolta, non è così manifesta, confondendosi inizialmente con una semplice stanchezza, condizione naturale per chi vede le proprie notti cambiare.
E’ per questo che al di là della propria energia, occorrerebbe prestare attenzione a sensazioni più profonde: vigilare sugli eventuali cambiamenti del proprio umore, notare se si perde interesse nelle cose, se si è vittima di difficoltà di concentrazione, memoria o se si fatica a rimanere attenti.
Fattori di rischio di depressione post-partum
Se nel caso della maternity-blues ( o baby-blues) le cause sono da ricercare sostanzialmente negli straordinari cambiamenti ormonali che accompagnano il parto (oltre allo stress della situazione, l’ansia determinata dalla accresciuta responsabilità o eventuali contrasti con compagno e familiari), nel caso di una vera e propria depressione post-partum, al contrario, non è così facile scoprirne le cause.
Quel che è certo è che esistono delle condizioni di maggior rischio, quali:
- fenomeni di ansia o depressione in gravidanza
- familiarità con disturbi dell’umore nel corso della propria esistenza
- soffrire di sindrome premestruale o disturbo disforico premestruale
- preoccupazioni economiche
- difficoltà di coppia o situazioni stressanti
- disturbi della funzionalità tiroidea
Inoltre. alcuni studi specialistici, indicano come elemento di rischio anche l’aver fatto ricorso di fecondazione assistita.
Al contrario i pareri sono discordi relativamente all’andamento del parto, in quanto non è stata confermata scientificamente una relazione fra un travaglio difficile e eventuali disturbi successivi.
Cosa succede dopo il parto?
Dopo il parto sei euforica, sembri piena di energie, hai voglia di gridare la tua gioia al mondo intero e hai voglia di mostrarlo per la cosa più bella che hai fatto, purtroppo, spesso, questo stato di grazia finisce, viene da piangere, pensi di non essere in grado, quasi inadeguata. Il nervosismo ti assale, e l’ordigno esplode.
Il problema, inoltre, viene acuito da una certa ritrosia delle neo-mamme nel denunciare il proprio disagio, con donne impegnate nel sottovalutare, ridimensionare o nascondere i propri sintomi, quasi vergognandosi di manifestare un problema, in un momento nel quale, al contrario, dovrebbero incarnare la felicità.
Maternity blues o depressione post-partum?
Quello di una forma di disagio, dopo i lunghi 9 mesi, un fenomeno diffuso spiegano gli specialisti, che tendono, però, a distinguere i casi di più transitori e comuni dalle situazioni più complesse e durature.
Nel primo caso si parla di “maternity blues” ( in italiano sindrome del terzo giorno), una sorta di malinconia che affligge le neo-mamme nei primi 3-4 giorni, salvo scomparire, senza alcun bisogno di farmaci, spesso, in un paio di settimane.
Una ventina di giorni nei quali la partoriente può soffrire di una predisposizione all’ansia, piangere facilmente e soffrire di una spiccata irritabilità e difficoltà di concentrazione. Una fase difficile per la mamma, ma che può essere superata semplicemente attraverso la vicinanza a chi ne soffre, non lasciandolo sola, con un fattivo aiuto con l’allattamento, evitando che la neo-mamma si affatichi troppo. Nei casi più complessi, invece, tale disagio non regredisce da solo, e quando questo senso di malinconia persiste, è l’ora della depressione post-partum, di norma protagonista dal terzo mese all’anno dopo il parto.
Un forte senso di inadeguatezza caratterizza questa condizione, con la neo-madre, spesso, vittima dell’idea di non farcela, di non poter far fronte alle esigenze del bimbo. Oltre a ciò un particolare stato di ansia e preoccupazione, un forte senso di pessimismo accompagnato ad una perdita di interesse generalizzato. Inoltre non sono rari casi di alterazioni del sonno o dell’appetito.
Come sconfiggere la depressione post-partum
Primo passo, riconoscere il proprio disagio e parlarne con qualcuno. Potrebbe essere il medico di famiglia, in prima istanza, o ancor meglio di uno specialista, presso una struttura sanitaria sul territorio o un consultorio.
Lo stesso parlarne, il semplice condividere, spesso, rappresenta un grande aiuto, tale da attenuare la portata dei disturbi, ancor meglio se accompagnandolo con del riposo e un minimo di attività fisica.
Nel caso, al contrario, la situazione permanga o soprattutto se il medico lo ritiene opportuno, sarà necessario ricorrere ad un aiuto farmacologico o attraverso sedute di analisi.
Naturalmente esistono dei comportamenti e delle precauzioni che possono costituire una prima barriera all’insorgere di tale problematica.
Dopo la nascita, ad esempio, fondamentale è salvaguardare i ritmi del sonno e avere un aiuto da familiari, evitando troppa gente in casa.
Non meno importante porre attenzione alla propria alimentazione, con una dieta generosa di acidi grassi Omega 3, limitando alcol e caffè. Attenzione, infine, alla vitamina D (vuoi saperne di più sulla vitamina D, ecco la guida per te), eventualmente assumendo integratori, se dalle analisi risultasse una carenza della stessa.
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