Naturale che un genitore, soprattutto se alle prime armi, si allarmi quando la propria creatura si lamenta e che, in questi casi, la sua prima, unica preoccupazione sia domandarsi “Cosa faccio quando il bambino piange?“.
In realtà, come vedremo, il pianto rappresenta un processo fisiologico nella vita di un bambino. Una situazione che richiede, naturalmente, tutta la nostra attenzione (ma non necessariamente apprensione) al fine di comprendere da cosa nasca e cosa voglia comunicarci il piccolo.
Di seguito, allora, vediamo di comprendere cosa possa nascondere il pianto di un bambino, da cosa possa essere determinato e soprattutto come debba essere gestito. Gestione che richiede, lo ripetiamo, sempre empatia ed impegno, ma non deve automaticamente ingenerare in noi stati di panico, nella gran parte dei casi, assolutamente immotivati.
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Cosa fare quando un bambino piange?
Come anticipavamo il pianto rappresenta una reazione umana del tutto naturale. Tutti i bambini normali piangono per comunicare con gli altri. Non potendo riuscire ad esprimere i propri sentimenti a parole, il pianto rappresenta, soprattutto nei primi mesi, l’unico modo che hanno per comunicare.
Quando i neonati vivono una qualsiasi sensazione di disagio, la loro risposta automatica è il pianto. Situazioni comuni e quotidiane, assolutamente estranee al dolore, come la fame, il caldo o il freddo, essersi bagnati, un vestito scomodo si traducono quasi sempre in una comunicazione che si esprime con il pianto. (Qui puoi trovare altre info, clicca di seguito).
Alcuni bambini poi nutrono l’assoluto bisogno della vicinanza di qualcuno o di essere tenuti in braccio e, in caso contrario, piangeranno semplicemente. Piangere senza motivo è normale in molti bambini. Normale per loro, ma non per chi hanno attorno, sovente con i membri della famiglia preoccupati e indaffarati nel ricercare soluzioni.
Come calmare il pianto di un bambino: operazioni di base
In realtà i motivi del pianto vanno da ragioni banali a cause gravi, facendo si che, senza enfatizzarlo, il pianto non vada comunque mai ignorato, ma monitorato, alla ricerca della causa specifica e, dopo averla accertata, gestito diversamente a seconda delle diverse situazioni.
Ci sono, però, dei primi comportamenti, sempre uniti all’osservazione, da assumere:
- In primis, naturalmente, verificate che il bambino non sia bagnato. Se lo fosse, asciugatelo con un panno morbido e poi cambiatelo.
- Altra causa tra le più frequenti, quella della fame. Provate ad attaccare il piccolo, verificando se non si trattasse di altro che della richiesta di cibo
- Talvolta la crisi potrebbe essere risolta dal ricorso al semplice succhiotto.
- Se la temperatura ambientale è elevata, potete provare con un ventilatore o aprendo leggermente le finestre. Di contro, nella stagione invernale, si potrebbe ricorrere ad una coperta
- Anche panni eccessivamente attillati, possibile causa di fastidiose irritazioni, potrebbero rappresentare il problema. Cambiare il piccolo e coccolarlo un po’ potrebbe risolvere il problema. In caso di arrossamenti, una buona crema lenitiva potrebbe risultare provvidenziale
- Accarezzate delicatamente la schiena o la testa del neonato, cantandogli qualcosa
- Prendete il bambino in braccio e cullatelo, magari gironzolando per la stanza
- Ponetegli accanto uno dei suoi primi giochetti o azionate uno di quelli che emette una qualche melodia
- Mettetelo nella culla e dondolatelo dolcemente
- Eventualmente cambiategli di posizione
Le cause del pianto in un bambino
Se neppure dopo queste prime operazioni, il pianto dovesse cessare, continuando a trascinarsi per decine di minuti, esistono delle operazioni di prassi per cercare di comprendere la natura del problema.
Inutile sottolineare che si tratti di una serie di buone norme che possono fornirvi un’idea sulle cause del pianto. Indicazioni che non pretendono assolutamente sostituirsi al consulto di un professionista, parere che, in caso di pianto prolungato (tenete conto che in caso di coliche si parla anche della regola del 3-3-3, ossia di un pianto insistente di più di un paio di ore, qui, comunque, trovate le raccomandazioni dell’Ospedale Bambino Gesù), rappresenta l’unica strada percorribile.
In sintesi, tra le possibili cause alla base di una crisi di pianto in un bambino, possiamo sinteticamente elencare:
- Coliche: se premendo delicatamente l’addome del bimbo, la sua reazione aumenta o il piccolo tende a contorcersi, con tutta probabilità deve trattarsi delle cosiddette coliche del neonato. Si tratta di una problematica molto comune nei primi mesi, che potreste riconoscere anche per un certo rossore in volto, la tensione dell’addome, irrigidimento delle braccia e gambe rannicchiate sulla pancia. Disturbi che, in caso di svezzamento avvenuto, potrebbero indicare anche un’intolleranza a qualche alimento. Tra i rimedi più comuni: mettere a pancia in giù il neonato, ponendogli una mano sotto la pancia e la testa sul vostro avambraccio, il ruttino o il ricorso ad un qualche rumore bianco, ricordo del periodo pre-natale (phon, lavatrice, ventilatore, ecc…)
- Malattie eruttive o irritazioni varie: In questo caso spogliate il bambino alla ricerca di possibili sintomi, o dermatiti, irritazioni, vescicole o semplici dermatiti da allergia
- Febbre: Naturalmente provate, almeno con la mano, a sentire se il bimbo sia caldo, magari a causa di una qualche infezione
- Mal di orecchi: Palpate leggermente un orecchio, se si dovesse lamentare o allontanarvi le mani, si tratta di un possibile sintomo di problema alle orecchie
- Rinite: Occhio al naso. In presenza di un abbondante secrezione nasale liquida (ma anche naso chiuso o prurito nasale), potrebbe essere il problema (Dovete pulire il naso ad un neonato? Ecco alcuni suggerimenti utili).
- Bronchite asmatica, bronchiolite o polmonite: auscultate il petto del bambino, per monitorarne il respiro, verificando se si avvertano fischi, sibili durante la respirazione. In caso di polmonite, oltre al respiro sibilante, potreste ravvisare anche una certa difficoltà respiratoria o un aumento della sua frequenza.
- Polipi o ragadi anali, Vermi: Esaminate l’orifizio anale del piccolo, controllando che non ci siano particolari arrossamenti, taglietti o la presenza di vermi. In quest’ultimo caso, esaminando anche nelle feci soprattutto al mattino, trovando piccoli filamenti biancastri
- Orchite, torsione del testicolo: Quando si tratta di un maschietto, conviene anche controllare che i testicoli non presentano particolari rigidità
- Trauma cranico, meningite: Seppure eventualità assolutamente remote, per stare tranquilli, potete muovere con estrema dolcezza il capo del fanciullo, per verificare la presenza di una qualche rigidità del collo
- Convulsioni: Ovviamente in caso di sussulti, movimenti scomposti del corpo, scosse di braccia o di gambe, fissità dello sguardo o rotazione degli occhi, fondamentale è contattare immediatamente il proprio pediatra di riferimento. Nonostante in molti casi non si tratti che di convulsioni febbrili, stati che si presentano in molti bambini quando la temperatura sale repentinamente (non devono, comunque, mai durare più di un quarto d’oro, né ripetersi nelle 24 ore), indispensabile contattare subito uno specialista o un reparto pediatrico.
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