Seppure oggi non al culmine del suo utilizzo, l’assegno gode ancora di una discreta salute, risultando uno strumento di pagamento ampiamente in suo sia nelle operazioni commerciali tra privati che da parte della Pubblica Amministrazione.
A dimostrarlo, ad esempio, i tanti ammortizzatori sociali che, anche nella sola dicitura, lo richiamano espressamente. Abbiamo l’assegno sociale, l’assegno di maternità, l’assegno Inps. Insomma anche in tempi di e-commerce e criptovalute, l’assegno è uno strumento finanziario più vivo che mai, ma come tale è anche soggetto a possibili rischi e pericoli.
Un assegno (guida alla compilazione di un assegno), ricevuto o emesso, infatti potrebbe venire rubato o essere semplicemente smarrito. Quando accade, è bene, naturalmente, adottare le precauzioni necessarie per tutelarsi. Che cosa occorre fare?
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Cosa fare in caso di assegno smarrito o rubato
Bisogna premettere che sarebbe sempre opportuno fare la fotocopia degli assegni compilati, sia di quelli emessi sia ricevuti, per averne tutti i dati a disposizione.
La legge fornisce precise indicazioni sul da farsi, per mettersi al riparo da eventuali prelievi indesiderati.
Che si tratti di un assegno bancario o circolare, in caso di furto o di smarrimento, è necessario recarsi presso la filiale della Banca, dove si ha il proprio conto (vuoi sapere come chiudere un conto corrente, leggi la guida), e fare segnalazione.
La Banca necessita, ovviamente, di disporre del numero dell’assegno e gli estremi, soprattutto se era stato compilato a favore di un creditore, in modo da poterlo bloccare alla Centrale d’Allarme Interbancaria.
La procedura è la medesima anche nel caso di smarrimento o furto dell’intero libretto di assegni.
In entrambi i casi ancora più saggio sarebbe procedere attraverso notifica a mezzo di raccomandata o con qualunque altro mezzo che ci consenta di ottenere una avvenuta notifica.
Il passaggio successivo è fare una denuncia ( qui la guida su come sporgere denuncia) alle autorità, Polizia di Stato o Carabinieri, indicando anche a loro gli estremi dell’assegno.
È necessario, poi, fare due copie della denuncia e trasmetterne una alla propria Banca, per formalizzare la richiesta.
Cos’è la procedura d’ammortamento di assegni e come funziona
Nel caso in cui sia andato perduto un assegno a nostro favore, come abbiamo visto, è di fondamentale importanza compiere una serie di operazioni: informare chi l’ha emesso, provvedere a fare la denuncia alle autorità e darne una copia al debitore, perché la possa consegnare alla propria Banca.
La legge poi mette a disposizione la procedura dell’ammortamento, che permette il recupero del denaro, mediante un duplicato dell’assegno, bancario o circolare, e rende il titolo originale non più valido.
Per usufruire di questa opportunità, è necessario fare ricorso (nella guida come fare ricorso per un Autovelox) presso il Tribunale in cui l’assegno è pagabile o quello del luogo di residenza, presentando richiesta al Presidente. L’ammortamento ha un costo unificato di € 85, a cui va aggiunta la marca da bollo di € 27, e può essere richiesto autonomamente anche senza l’assistenza di un avvocato.
Sarà cura del Presidente del Tribunale procedere con la promulgazione di un decreto di ammortamento, che sarà oggetto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, nel quale si notificherà la non validità dell’assegno, autorizzando la Banca interessata al rilascio del duplicato o al relativo pagamento. Quest’ultimo non potrà che esser effettuato non prima di 15 giorni dalla pubblicazione del decreto stesso.
Chi può far richiesta di ammortamento
Si tratta, però, di uno strumento che, a seconda dei casi, può vedere diversi richiedenti. In particolare:
- in caso di assegno bancario: può farne richiesta il solo beneficiario
- in caso di assegno circolare: la richiesta può pervenire dal beneficiario, ma anche dall’Istituto di Credito che lo ha emesso
Come procedere alla richiesta di ammortamento
È necessario compilare un apposito modulo, “ammortamento assegni a titolo di ricorso“, da presentare, unitamente alla denuncia e alle ricevute di pagamento del contributo, presso la Cancelleria del Tribunale. Per poter incassare il denaro, bisogna essere in possesso del certificato di non opposizione, rilasciato dall’Ufficio di Ruolo Generale, che dimostra come il provvedimento non sia stato impugnato.
In caso contrario, si riceve una comunicazione dell’avvenuta opposizione.
Questo provvedimento giudiziale non ha validità per gli assegni che riportano l’indicazione “non trasferibile” o sbarrati.
In tal caso, è possibile chiedere l’emissione di un duplicato, facendo sempre segnalazione di furto o smarrimento, alla Banca, alle autorità e a chi l’ha emesso. Le spese sono a carico dell’intestatario.
Quanto costa la procedura di ammortamento di un assegno
Purtroppo i costi non si fermano qui.
Alla prima somma, infatti, occorrerà anche sommare le spese per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ( 8 euro a riga, più i diritti di copia) e quelle per il certificato di non interposta opposizione.
In questo caso, per la produzione del necessario documento attestante la non opposizione al decreto di ammortamento, sono necessarie due marche da bollo da 16 euro ed una da € 3,68.
Insomma una spesa totale attorno ai 150 euro scarsi.