La Sindrome da stress post-traumatico si è imposta all’attenzione degli psichiatri d’oltreoceano per le conseguenze psicologiche riportate dai veterani della guerra in Vietnam.
Nella maggior parte dei casi si presenta negli individui a seguito di un’errata gestione dello stress o a seguito di un forte evento traumatico che segna la persona. Analogo disagio è stato poi riscontrato in altri soggetti che erano stati sottoposti, in varia misura, a traumi emotivi.
Tale patologia è naturalmente curabile con forza di spirito, dedizione e supporto psicologico. Scopriamo in questa guida come riuscire a combatterla così da tornare a sorridere.
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Che cosa è la sindrome da stress post traumatico
Questo disturbo d’ansia, chiamato anche disturbo post traumatico da stress,
E’ una sindrome più diffusa di quanto si immagini e provoca disturbi molto intensi, spesso anche a livello fisico, che possono finire per costituire un elemento fortemente invalidante per la vita sociale e lavorativa del soggetto. Colpisce persone di qualsiasi età, bambini compresi, e non è detto che siano i protagonisti principali dell’evento. A volte, infatti, basta assistere ad un episodio particolarmente negativo, per sviluppare questo disturbo.
La cura talvolta tende ad eliminare i sintomi (ansia persistente, attacchi di panico, insonnia ,agorafobia, eccetera), e consiste nella prescrizione di farmaci di tipo ansiolitico o antidepressivo, spesso somministrati in associazione. Così come possono essere utili rimedi naturali, o metodi di rilassamento quali la meditazione, il training autogeno ed esercizi di respirazione controllata, molto utili ad attenuare i sintomi. Tuttavia, la completa remissione dei sintomi, e quindi la guarigione completa, difficilmente avviene senza l’aiuto di una terapia psicologica. La più efficace e consigliabile pare essere quella cognitivo-comportamentale.
Questa tipologia terapeutica si basa essenzialmente sulla presa di coscienza degli errori insiti nelle convinzioni negative del paziente, per trasformarli in un pensiero più logico e positivo. Per giungere a tale risultato, vengono utilizzate tecniche diverse, a seconda della tipologia di paziente e del trauma subito. Di norma, il soggetto viene accompagnato a rivivere il trauma nella propria mente e a raccontarlo al terapeuta.
Questa procedura è indubbiamente dolorosa a livello psicologico, ma spinge a valutare obiettivamente la causa del problema. Il pensiero catastrofico viene lentamente destrutturato per lasciare spazio a concetti positivi. Solitamente, questo tipo di terapia ha tempi rapidi, soprattutto se paragonati a quelli di una psicoterapia classica (che può durare anche molti anni). Chi l’ha provata, sostiene che è molto utile per eliminare fobie e ansie anticipatorie (ansia scaturita al solo pensiero di dover fare alcune attività… spesso molto semplici, come l’uscire di casa o dover incontrare altre persone). Inoltre, grazie al reale accompagnamento del terapeuta, si affrontano le proprie paure con la consapevolezza di un supporto quasi costante. Lo svantaggio è di tipo economico: pur essendo una terapia di breve durata, i costi delle sedute possono essere cospicui.
E purtroppo, il Servizio Sanitario Nazionale non ha ancora inserito tale tipologia terapeutica nella rosa delle prestazioni mutualistiche. Un fenomeno prettamente italiano di cui è difficile dare spiegazione.