Le vene varicose non sono solo una questione estetica, ma rappresentano una condizione medica che può influenzare significativamente la qualità della vita e la performance lavorativa di un individuo. Per chi trascorre molte ore in piedi o è soggetto a lunghi periodi di sedentarietà durante la giornata lavorativa, le vene varicose possono diventare un problema non trascurabile.
Quando si parla di vene varicose si fa riferimento ad una patologia piuttosto complessa che necessita di un percorso di cura costante. Per questo motivo, chi ne soffre ha la possibilità di far valere i propri diritti. In questo contesto, è fondamentale esplorare e comprendere i diritti del lavoratore affetto da vene varicose.
L’articolo che segue si propone di navigare attraverso le acque, a volte complesse, della legislazione del lavoro, offrendo una bussola per orientarsi tra diritti, doveri e tutela della salute sul posto di lavoro per chi è soggetto a vene varicose.”
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Vene varicose : sintomi ed effetti
Le vene varicose sono vene ingrossate e tortuose che spesso appaiono gonfie e rialzate, visibili attraverso la pelle. Solitamente, si sviluppano nelle gambe ma possono presentarsi in qualsiasi parte del corpo. Oltre a portare con sé problematiche di natura principalmente estetica, le vene varicose generano non pochi problemi anche a livello di salute.
Chi è affetto da tale patologia, infatti, deve fare i conti con una pesantezza alle gambe pressoché perenne accompagnata da gonfiore e da un fastidioso senso di affaticamento. Inoltre a questi problemi, non di rado, si accompagnano sensazione di prurito, crampi muscolari, secchezza della pelle e cambiamenti cutanei, quali colorazione ed indurimento della pelle nei paraggi della vena.
Questo tipo di patologia è particolarmente diffuso nel genere femminile e, in linea di massima, si localizza sui polpacci o sulle cosce.
La sua causa è da rintracciarsi principalmente in un’insufficienza a livello venoso che deve essere necessariamente curata per evitare di dover fare i conti con conseguenze ancor più gravi. Essendo a tutti gli effetti una malattia, è facile intuire che chi ne è affetto può godere dei relativi diritti.
Vene varicose: i diritti del lavoratore
Una simile patologia comporta terapie specifiche e, alle volte, anche interventi di natura chirurgica.
In tali casi, i dipendenti hanno la possibilità di assentarsi dal posto di lavoro come accade per ogni altra malattia. Ogni anno, ad esempio, sono migliaia gli individui sottoposti ad un intervento chirurgico, come l’eliminazione della vena safena, che percorre il tragitto dalla caviglia al cuore. In tali circostanze, un lavoratore può richiedere un congedo lavorativo, analogamente a qualsiasi altra condizione medica, anche se l’operazione viene eseguita in day hospital. Tuttavia, per garantire che l’assenza sia compensata come periodo di malattia, è essenziale che il dipendente sia veramente incapace di svolgere il proprio lavoro, cosa che, secondo l’Inps, si verifica quando:
– La terapia richiede un’assenza per l’intera giornata;
– Il ritorno al lavoro richiede troppo tempo e, pertanto, non è fattibile;
– Il medico stabilisce che la natura del lavoro non è conciliabile con lo stato di salute del paziente. In questo contesto, l’ente sanitario dove il dipendente è stato operato deve fornirgli un certificato, che deve essere inviato all’Inps online o, se ciò non è possibile, su carta intestata, e inviato all’Inps entro due giorni, includendo anche i dettagli del datore di lavoro, l’indirizzo di reperibilità e un contatto per eventuali verifiche.
Frequentemente, il trattamento delle vene varicose richiede più sessioni, come diversi cicli di trattamento laser. In tali scenari, è ovvio che le assenze dal lavoro si estenderanno per diverse settimane a intervalli regolari. Per esempio, assenza due volte a settimana per due mesi.
Per ottenere il certificato di malattia( è opportuno specificare che esso dovrà essere rilasciato necessariamente su carta intestata e dovranno essere presenti sia una diagnosi precisa che tutti i dati del lavoratore in malattia), il medico può certificare ogni ciclo di trattamento separatamente o emettere un unico documento che dichiari esplicitamente la necessità di più sessioni, così il trattamento successivo è considerato come una recidiva. Il certificato medico deve essere inviato all’inizio del trattamento e deve indicare le date dei cicli di trattamento; alla conclusione, l’ente sanitario deve fornire una dichiarazione che confermi la sua esecuzione, altrimenti si potrebbe perdere l’indennità. Nota: i giorni tra una sessione e l’altra, se non certificati come malattia, non sono indennizzabili.
Inoltre, nella più ampia discussione relativa alla problematica del lavoro prolungato in piedi (particolarmente diffuso in settori come la Grande Distribuzione e servizi al pubblico), la letteratura medica ha evidenziato vari rischi per la salute associati a tali posture lavorative, che possono essere mitigati attraverso misure adeguate implementate dai datori di lavoro. Problemi che possono anche insorgere a seguito di un tempo eccessivo trascorso seduti. In tutti questi casi è fondamentale l’intervento del Medico aziendale. Uno studio dell’ASL di Milano ha sottolineato l’importanza delle pause, evidenziando che brevi interruzioni frequenti sono più efficaci di pause più lunghe ma meno frequenti per il recupero muscolare. La normativa vigente impone ai datori di lavoro di valutare e mitigare i rischi legati alla postura e all’affaticamento fisico o mentale dei lavoratori, con l’organo di vigilanza dell’ASL che può intervenire prescrivendo modifiche alle condizioni lavorative. La non adozione di misure preventive può comportare responsabilità per il datore di lavoro in caso di insorgenza di patologie correlate alla postura lavorativa.
Vene varicose: E se sono necessari esami e controlli?
Quanto discusso finora non si applica a chi deve sottoporsi a brevi controlli, a meno che non siano urgenti e non possano essere effettuati fuori dall’orario di lavoro (ad esempio, perché il laboratorio è aperto solo al mattino) o siano così invasivi da richiedere un periodo di recupero.
Se gli esami medici, le analisi o i trattamenti non rientrano in nessuna di queste categorie, l’assenza può comunque essere compensata se previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro. Questo è ciò che accade per i lavoratori pubblici. A seconda del contratto collettivo nazionale di lavoro applicabile, si possono ottenere permessi pagati o non pagati, o le assenze, su base oraria, possono essere detratte dal totale delle ore di permesso pagato dovute, come rol (riduzione dell’orario di lavoro) o ex festività.
Vene varicose: posso ottenere un’invalidità?
Chi è afflitto da vene varicose può ottenere un riconoscimento di invalidità, con una percentuale massima del 50% in base alla severità della condizione. L’Inps ha la facoltà di riconoscere l’invalidità in percentuale diversa rispetto alla gravità della malattia ed anche rispetto a quanto la patologia sia invalidante per il proprio lavoro.
In particolare laddove le vene varicose non presentino sintomatologia ai può sperare si vedersi riconosciuta un’invalidità pari al dieci per cento; se, al contrario, risultano visibili, ma sono presenti fenomeni di ulcere l’invalidità può arrivare sino al 20%. In presenza di ulcerazioni si va dal 21 al 40% ed infine, qualora queste problematiche, influenzino fortemente la stessa circolazione, la percentuale di invalidità va dal 40 al 50 per cento.
Di contro, invece, per chi soffre di vene varicose non è prevista la possibilità di accedere ad una pensione per invalidità né di godere degli altri benefici connessi alla stessa.
Esami come l’ecodoppler sono esenti da ticket, mentre è previsto un pagamento per l’operazione in regime di day hospital sulla vena safena. Le spese per le calze a compressione risultano detraibili.