Da sabato scorso è entrato in vigore il regolamento comunitario 1169/2011. Con tale direttiva l’UE ha creato una normativa unica a livello comunitario per quel che concerne l’etichettatura dei prodotti alimentari in modo da agevolare le scelte del consumatore.
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Cosa cambia nelle nuove etichette
La prima novità portata dalla direttiva in questione consiste nell’obbligo di dotare i prodotti alimentari di etichette che risultino meno criptiche per i consumatori e che siano scritte con caratteri ben visibili da qualsiasi persona. A rispondere delle eventuali mancanze relative alla chiarezza dell’etichetta sarà la Società che ha messo in commercio il prodotto e, se si è in presenza di un produttore non comunitario, l’azienda che l’ha importato.
Ma oltre a quelle appena citate, quali sono le novità con le quali produttori e ristoratori dovranno confrontarsi?
Per quel che riguarda le dimensioni dei caratteri con cui dovranno essere scritte le informazioni sulle etichette, la direttiva ha stabilito una misura di almeno 1,2 mm, la quale potrà essere derogata solo se le confezioni avranno una superficie inferiore ad una certa soglia.
Per alcuni prodotti diventerà imprescindibile dare la possibilità ai consumatori di conoscere i metodi con cui sono stati lavorati. E sempre per quello che concerne le modalità di produzione, grosse novità sono previste per gli oli e i grassi di tipo vegetale: i produttori o gli importatori non potranno, infatti, più limitarsi ad un’etichetta con un laconico “olio” o “grasso” vegetale, ma dovranno specificare da dove esso è stato ricavato.
Altra novità di fondamentale importanza è quella relativa all’indicazione della presenza di ingredienti potenzialmente in grado di mettere a rischio la salute di chi soffre di allergie. Nello specifico la direttiva impone la dicitura con caratteri ben visibili ed evidenti della presenza di ingredienti che possono nuocere alla salute dei celiaci o, più in generale delle persone senza una specifica patologia alimentare. Tale nuova normativa andrà a riguardare anche i cibi utilizzati nelle mense o nei locali, come ad esempio bar e ristoranti.
Importanti modifiche sono state previste anche per quel che riguarda l’indicazione della data entro cui consumare i cibi e i valori nutrizionali. In merito al primo aspetto sarà obbligatorio indicare il giorno entro cui va consumato un alimento non solo sulla scatola, ma anche sulle singole confezioni della stessa, si pensi ad esempio agli yogurt venduti in confezioni da otto vasetti. Relativamente ai valori nutrizionali fino al Dicembre del 2016 rimarrà a discrezione del produttore indicarli, ma tra due anni tale incombenza diventerà obbligatoria.
Novità importanti vi saranno anche per quel che riguarda il pesce e la carne. Del primo sarà obbligatorio specificare le modalità con le quali è avvenuta la cattura, mentre per quanto riguarda la seconda, l’obbligo di indicare dove è stato allevato e macellato l’animale scatterà per tutte le carni: fino ad oggi tale indicazione era inderogabile e non evitabile soltanto per la carne bovina.
Inoltre la direttiva ha ribadito quali devono essere le indicazioni visibili sulle etichette: dalla denominazione del prodotto all’elencazione precisa e puntuale degli ingredienti utilizzati per produrlo e del Paese da cui l’alimento arriva, fino alle modalità con cui conservarlo e la ditta o azienda che ha prodotto o messo in commercio l’alimento.
La domanda che molti consumatori si sono fatti una volta saputo dell’entrata in vigore di questa direttiva è che cosa cambia rispetto al passato. In realtà per quel che concerne gli alimenti che troveremo al supermercato i mutamenti non saranno così evidenti: basti pensare che il dovere non eludibile di rendere noto al consumatore l’eventuale presenza di ingredienti a cui potrebbe essere allergico è un dovere che è stato reso tale da una legge entrata in vigore 8 anni fa che applicò una direttiva comunitaria. A mutare sono, come detto, le modalità con cui dovranno essere fornite tali indicazioni.
In realtà, le cose cambieranno radicalmente solo per chi ha un ristorante, visto che l’indicazione di eventuali ingredienti che potrebbero causare problemi a chi soffre d’allergia andrà effettuata anche per i piatti inseriti nei menù dei locali di ristorazione oltre che delle mense, degli ospedali e addirittura delle compagnie di volo o ferroviarie.
Problemi potrebbero sorgere per le grandi catene di ristorazione, come ad esempio gli Autogrill, ma chi lavora nel settore ha voluto porre l’accento sul fatto che è tutto pronto per applicare e recepire al meglio la direttiva, anche se qualcuno ha fatto notare che vi saranno comunque delle difficoltà e che vi sarà bisogno anche di collaborazione da parte dei consumatori.