La vita professionale è un viaggio dinamico, costellato di momenti in cui le esigenze personali, formative o di salute richiedono una pausa dal contesto lavorativo. È qui che entra in gioco il concetto di “aspettativa dal lavoro“, un meccanismo che consente, in certe circostanze, ad un lavoratore di prendersi una pausa dall’ambiente professionale per un periodo di tempo definito, senza dover rinunciare alla sicurezza del proprio posto di lavoro. Ma cosa significa esattamente richiedere un periodo di aspettativa? E quali sono i passi da seguire per assicurarsi che questa pausa temporanea non si trasformi in un addio definitivo alla propria carriera?
Quando si parla di “aspettativa dal lavoro” si intende l’abbandono per un periodo determinato di tempo della propria attività lavorativa, senza che ciò comporti la perdita dell’impiego. Questa opzione offre un’ancora di salvezza per coloro che si trovano a dover gestire circostanze personali impegnative, perseguire opportunità di studio o affrontare questioni di salute che richiedono un impegno a tempo pieno. Tuttavia, nonostante la sua utilità, il processo per ottenere un periodo di aspettativa non è sempre chiaro e può variare significativamente a seconda delle normative del Paese, delle politiche aziendali e del contratto di lavoro in vigore.
In questo articolo, ci immergeremo nei dettagli di come funziona l’aspettativa dal lavoro, esplorando le varie tipologie esistenti, i requisiti necessari per la sua richiesta e i diritti dei lavoratori durante questo periodo. Dal comprendere le basi legali che regolamentano l’aspettativa, fino a scoprire come navigare la conversazione con i datori di lavoro e assicurarsi la miglior posizione possibile per il proprio ritorno, vedremo cosa è necessario fare per poterla ottenere, garantendo al contempo che la carriera professionale continui a progredire senza intoppi.
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Cos’è l’aspettativa sul lavoro
La legge italiana stabilisce per il lavoratore la possibilità di chiedere al proprio datore un periodo di aspettativa; a regolare la durata di tale periodo è la legge stessa e nel corso di questo intervallo di tempo il dipendente ha diritto alla conservazione del proprio posto, ma, di norma, non alla retribuzione (se non in alcuni casi espressamente previsti per Legge o richiamati dai singoli Contratti Nazionali) . L’aspettativa dal lavoro è normata principalmente dalla Legge 8 marzo 2000, n. 53, recante “Disposizioni per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città”, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 60 del 13 marzo 2000, e attuata con il regolamento allegato al DI e n. 278/2000 e dallo Statuto dei lavoratori legge 300 del 1970, anche se molti aspetti sono specificati anche nei vari contratti collettivi di lavoro.
L’aspettativa dal lavoro si configura come un periodo di assenza legittima che il lavoratore può richiedere, rispettando i limiti imposti dalla legge, senza temere la perdita del proprio impiego o sanzioni disciplinari. L’aspettativa lavorativa rappresenta quindi una sorta di intervallo di pausa legittimato dall’attività professionale, durante il quale il collaboratore ha la possibilità di allontanarsi dai propri obblighi lavorativi senza incorrere in penalizzazioni quali:
- La terminazione del rapporto di lavoro (ovvero il licenziamento), oppure
- Misure disciplinari a proprio carico.
Nel corso di questo intervallo, la persona mantiene lo status di dipendente (ed il ruolo) presso l’organizzazione di appartenenza, benché il legame lavorativo sia, di fatto, in stato di pausa. Questo meccanismo offre una soluzione di elasticità che facilita l’armonizzazione tra le necessità personali e quelle professionali dell’individuo, preservando la sicurezza del proprio impiego. È cruciale sottolineare, tuttavia, comel’aspettativa non costituisca un privilegio incondizionato; la sua erogazione è soggetta, infatti, al sussistere di determinate condizioni del richiedente.
Quando si può chiedere l’aspettativa e come funziona
Richiedere un periodo di aspettativa non retribuita rappresenta per molti lavoratori un’opportunità vitale per affrontare impegni personali, familiari o di formazione senza compromettere il proprio rapporto di lavoro. Questa possibilità, disciplinata in maniera specifica dalla normativa italiana, prevede diverse circostanze in cui il dipendente può temporaneamente sospendere la sua attività lavorativa. Vediamo di seguito le principali motivazioni che possono portare alla richiesta di aspettativa, le procedure da seguire per l’approvazione e le condizioni che ne regolano l’accesso e la fruizione.
La legge italiana stabilisce per il lavoratore la possibilità di chiedere al proprio datore un periodo di aspettativa; a regolare la durata di tale periodo è la legge stessa e nel corso di questo intervallo di tempo, come abbiamo già precisato, il dipendente ha diritto alla conservazione del proprio posto, ma di base non alla retribuzione. La legge che tratta il tema dell’aspettativa dal lavoro è la 53/2000 e prevede che il lavoratore possa richiedere il congedo per eventi o cause particolari oppure per la propria formazione.
Motivazioni Principali per l’Aspettativa Non Retribuita
- Assistenza per Gravi Motivi Familiari: La legge n. 53 del 2000 consente fino a 2 anni di congedo (detto anche Congedo per gravi motivi familiari), continuativi o frazionati, per la cura o l’assistenza di familiari fino al terzo grado, anche non conviventi, in caso di gravi motivi. Questo include il sostegno a coniugi, figli, genitori e fratelli affetti da malattie o disabilità (ma anche una condizione di disagio personale), per i quali è necessaria la presentazione di adeguata documentazione medica. Richiesta che può essere rifiutata in caso di rapporto di lavoro a termine o sostitutivo di un altro dipendente.
Da sottolineare come l’aspettativa, quando assegnata, non venga conteggiata ai fini previdenziali né nell’anzianità di servizio. - Formazione professionale o accademica: I lavoratori con almeno 5 anni di anzianità possono richiedere fino a 11 mesi di aspettativa per completare percorsi di studio o formazione non finanziati dal datore di lavoro, compresi il conseguimento di diplomi, lauree o la partecipazione a corsi di specializzazione.riguarda i casi di conseguimento del titolo di studio di secondo grado, diploma universitario o laurea e attività formative non finanziate dal datore di lavoro. Di norma si tratta delle 150 o 250 riconosciute per il completamento della scuola dell’obbligo, con l’erogazione di permessi retribuiti a carico del datore di lavoro .
- Impegni Istituzionali o sindacali: La partecipazione attiva a cariche pubbliche elettive o l’impegno in attività sindacali, a livello provinciale o nazionale, possono giustificare periodi di aspettativa. Per i dipendenti pubblici, l’aspettativa per attività sindacali è in genere retribuita, mentre nel privato prevale la forma non retribuita.
- Trattamenti per tossicodipendenza: La legge prevede fino a 3 anni di aspettativa per il lavoratore o per l’assistenza a familiari impegnati in programmi riabilitativi, con la necessità di presentare certificazioni rilasciate da strutture sanitarie competenti.
- In caso di ricongiungimento con un coniuge residente all’estero: Facoltà contemplata solo per i dipendenti pubblici
- Attività di volontariato: Altra condizione che può dar diritto alla richiesta di aspettativa è quella di collaborare con un’associazione di volontariato. La richiesta può avere un massimo di 30 giorni consecutivi e 90 giorni nell’arco dell’anno, in seguito a calamità naturali. In caso di emergenza nazionale, invece, i limiti salgano a 60 giorni di seguito e 180 nel corso dell’annualità.
- Casistische previste dai singoli CCNL: Dopo aver esaminato le situazioni specifiche per le quali la legge impone l’obbligo di concedere un periodo di aspettativa lavorativa al dipendente da parte dell’impresa, è importante sottolineare che esistono altre circostanze regolate dai contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Queste prevedono la possibilità di richiedere un’aspettativa per ragioni personali, che generalmente si traduce in un periodo di assenza non retribuita. Se la domanda viene accettata, il lavoratore può richiedere un periodo di aspettativa per motivi personali fino a un massimo di 12 mesi nel corso della sua carriera, usufruibile in un’unica volta o suddiviso in più periodi. Per inoltrare la richiesta, il dipendente deve presentare una domanda formale al datore di lavoro, specificando dettagli come la durata dell’assenza, la possibilità di frazionamento e le ragioni sottostanti.
Tale richiesta, come già accennato, può essere oggetto di valutazione discrezionale da parte del datore di lavoro, il quale può decidere di non accoglierla, seppur sempre motivando il rifiuto, in base alle proprie necessità operative o organizzative.
Quali sono i casi di aspettativa retribuita
Alcune circostanze particolari prevedono la possibilità di una aspettativa dal lavoro con mantenimento dello stipendio e dei contributi previdenziali:
- Assistenza a Familiari Disabili: Per l’assistenza a familiari con disabilità grave, è possibile ottenere fino a due anni di congedo straordinario retribuito, non cumulabile tra i genitori. In questo lasso di tempo si ha diritto a stipendio e contributi figurativ
- Matrimonio: Il cosiddetto congedo matrimoniale, generalmente di 15 giorni, rientra nelle ipotesi di aspettativa retribuita. Le due settimana possono essere richieste anche in un periodo distinto da quello della celebrazione.
- Volontariato: La collaborazione con enti di protezione civile durante emergenze consente un’aspettativa retribuita, con oneri a carico del fondo per la retribuzione civile.
- Dottorato di Ricerca: Solo per i dipendenti pubblici, in assenza di borsa di studio, è prevista l’aspettativa retribuita per la durata del dottorato.
Come si richiede l’aspettativa
Per poter avanzare la richiesta di aspettativa dal lavoro, di solito è necessario presentare la domanda, secondo le direttive previste dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) applicabile, indicando con precisione il periodo di congedo, all’Ufficio personale dell’azienda nella quale si lavora; l’Ufficio, a quel punto, valuterà la richiesta per verificare che siano presenti tutti i requisiti indispensabili. Ai fini di una corretta compilazien della domanda, è sempre utile rivolegrsi al proprio rappresentante sindacale o ricorrere all’ausilio di un Patronato. In ogni caso l’iter richiesto varia a seconda della motivazione sottostante. Ad esempio se si tratti di motivazioni di salute, personali o di un membro della famiglia, oppure in caso di assistenza ad un familiare portatore di handicap, può esserci la necessità di dimostrare la necessità esistente presso l’Inps.
Ricapitolando il lavoratore può avanzare la richiesta di aspettativa, a patto che la sua domanda risulti debitamente documentata ed emergano, in modo chiaro e inequivocabile, la sussistenza di ragioni che la giustifichino. Di contro il datore di lavoro è tenuto a fornire una risposta alla richiesta del lavoratore entro 10 giorni e, giustificando sempre, le ragioni di un eventuale diniego.
Non è possibile richiedere una aspettativa, anche se non retribuita, per cercare o svolgere un altro lavoro, a meno che il datore non ne sia a conoscenza e vi abbia acconsentito. Altra eccezione quella di essere occupati in un lavoro part time ed il secondo lavoro si svolga in orari diversi dal primo,
Nella sfera dei contributi, la normativa attuale consente ai lavoratori di optare per il riscatto dei periodi di aspettativa senza stipendio, mediante il pagamento dei contributi previdenziali necessari. Questi contributi sono determinati sulla base delle regole della prosecuzione volontaria.