L’Italia è uno dei paesi al Mondo con la più grande tipologia di tartufi. Ogni anno migliaia di appassionati di tartufo li cercano, li cacciano, e li raccolgono. Solo nello stivale, possiamo contare oltre 28 specie di questo tipo di fungo. Sul sito tatrtufobianco.it, uno dei portali di riferimento, quando si parla di tartufi, è presente un articolo nella quale vengono elencati tutti i tipi di tartufi in Italia.
Nel contesto di questa straordinaria biodiversità, il tartufo continua a essere uno dei tesori più ricercati della gastronomia italiana, non solo per il suo valore culinario ma anche per il fascino misterioso che lo circonda. Da secoli, la raccolta di tartufi in Italia è stata un’attività avvolta da tradizione e misticismo, con metodi di ricerca che si tramandano di generazione in generazione. Ma, oltre alla raccolta tradizionale, si sta sviluppando un crescente interesse verso la coltivazione del tartufo, un’arte che combina conoscenza antica e tecniche moderne.
In questo articolo, esploreremo come si possa avvicinare a questa pratica, esaminando i passaggi fondamentali per coltivare con successo questi preziosi funghi nel proprio terreno.
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Come è possibile coltivare il tartufo?
Fino a pochi decenni fa, l’idea di poter coltivare il tartufo sembrava un’ autentica utopia. In Italia, prevaleva la convinzione che questo prezioso fungo potesse crescere solo spontaneamente in alcune zone specifiche del territorio. Tuttavia, grazie agli avanzamenti nella ricerca scientifica riguardanti il tartufo e il suo processo di crescita, oggi è possibile coltivarlo con metodi più controllati, anche se la procedura rimane piuttosto complessa.
A differenza di altre colture particolarmente complesse, quali lo zafferano ad esempio, la coltivazione del tartufo richiede la considerazione di numerosi fattori cruciali per garantire il successo di un tartufaio e, di conseguenza, la produttività di un terreno agricolo dedicato a tale scopo.
La coltivazione dei tartufi in Italia è relativamente recente. Occorre, infatti, andare ai primi anni ’80 per assistere ai primi tentativi “artificiali”, finalizzati a coltivare il tartufo. Parliamo, però, solo di tartufo nero, tartufo estivo e bianchetto; per i quali si registrano risultati significativi.
Del tutto deludenti, al contrario (nonostante qualcuno si impegni nel negare il contrario, ma senza alcun riscontro concreto), gli sforzi sul versante del più nobile tartufo bianco di Alba , per il quale l’unica soluzione consiste ancora nell’armarsi di tanta pazienza e di un cane da tartufi dotato di un ottimo fiuto. Scopri qui come addestrare un cane da tartufi.
Vediamo, comunque, cosa occorre fare per coltivare questa gemma del sottosuolo.
Come coltivare tartufi?
Difficilmente sorprenderà qualcuno premettere come la coltivazione di una delle principali eccellenze della nostra cucina, risulti non del tutto semplice. In fin dei conti stiamo parlando di un fungo sotterraneo, che cresce simbioticamente alle radici di specifiche piante, necessarie al suo nutrimento. Scopri come coltivare tartufi.
Come iniziare a coltivare il tartufo in Italia?
Se sei alla ricerca di come iniziare a coltivare il tartufo, è importante sapere che, si presenterà la necessità di ricreare un ambiente davvero similare a quello in cui vive il tartufo; per iniziare a coltivare il tartufo sarà possibile utilizzare la tecnica della micorizzazione, ossia il processo mediante il quale si trapiantano anche le radici delle piante che sono a contatto delle spore che si cureranno.
Punto di partenza, quindi, acquistare piante micorizzate. Acquisto possibile presso un qualsiasi vivaio specializzato, pretendendo la relativa certificazione, ad opera degli enti qualificati o da una Università, scongiurando la possibilità di imbattersi in una delle tante truffe non estranee al settore.
Cosa serve per coltivare i tartufi
Prima di tutto se volete che la vostra tartuficoltura abbia successo fondamentali terreno e clima: inutile tentare, infatti, qualora il terreno non sia idoneo. Suoli privo di calcio, dalla ridotta profondità, con un Ph acido o troppo compatti, vanno scartati in partenza.
Qualora, al contrario, il vostro appezzamento presenti le caratteristiche necessarie, iniziate col ripulirlo da pietre, arbusti e radici, per poi livellarlo e ararlo al fine di piantarvi le piantine, distanziandole almeno 3 metri l’una dall’altra, con corsie distanti 5 metri come minimo.
Quando mettere a dimora le piante da tartufo
Momento ideale per la messa a dimora delle piantine micorizzate quello che va da Novembre a fine Maggio. Van bene, quindi, tutte le stagioni, salvo i mesi particolarmente caldi, nei quali sarà necessario bagnare abbondantemente le nostre colture.
Non meno importante difendere le spore da parassiti e piante infestanti, evitando, nel farlo, l’utilizzo di pesticidi, concimi o diserbanti.
Così come non meno utile ricordare sempre si tratta di una coltivazione che richiede tanta, tanta, tanta pazienza. Dal momento dell’impianto e la maturazione della tartufaia, infatti, servono dai 2 ai 7 anni. Addirittura se parliamo di tartufo nero, prima di giungere a pieno regime occorre attendere dai 13 ai 15 anni.
Se volete monetizzare nel breve, meglio quindi pensare a decisamente qualcosa d’altro.