L’Italia è uno dei paesi al Mondo con la più grande tipologia di tartufi. Appassionati di tartufo li cercano, li cacciano, e li raccolgono. Solo nello stivale, possiamo contare oltre 28 specie di questo tipo di fungo. Sul sito Truffle Hunting Alba è presente un articolo nella quale vengono elencati tutti i tipi di tartufi in Italia.
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Come è possibile coltivare il tartufo?
La coltivazione dei tartufi in Italia è relativamente recente. Occorre, infatti, andare ai primi anni ’80 per assistere ai primi tentativi “artificiali”, finalizzati a coltivare il tartufo. Parliamo, però, solo di tartufo nero, tartufo estivo e bianchetto; per i quali si registrano risultati significativi.
Del tutto deludenti, al contrario, gli sforzi sul versante del più nobile tartufo bianco di Alba , per il quale l’unica soluzione consiste ancora nell’armarsi di tanta pazienza e di un cane da tartufi dotato di un ottimo fiuto. Scopri qui come addestrare un cane da tartufi.
Vediamo, comunque, cosa occorre fare per coltivare questa gemma del sottosuolo.
Come coltivare tartufi?
Difficilmente sorprenderà qualcuno premettere come la coltivazione di una delle principali eccellenze della nostra cucina, risulti non del tutto semplice. In fin dei conti stiamo parlando di un fungo sotterraneo, che cresce simbioticamente alle radici di specifiche piante, necessarie al suo nutrimento. Scopri come coltivare tartufi.
Come iniziare a coltivare il tartufo in Italia?

Se sei alla ricerca di come iniziare a coltivare il tartufo, è importante sapere che, si presenterà la necessità di ricreare un ambiente davvero similare a quello in cui vive il tartufo; per iniziare a coltivare il tartufo sarà possibile utilizzare la tecnica della micorizzazione, ossia il processo mediante il quale si trapiantano anche le radici delle piante che sono a contatto delle spore che si cureranno.
Punto di partenza, quindi, acquistare piante micorizzate. Acquisto possibile presso un qualsiasi vivaio specializzato, pretendendo la relativa certificazione, ad opera degli enti qualificati o da una Università, scongiurando la possibilità di imbattersi in una delle tante truffe non estranee al settore.
Cosa serve per coltivare i tartufi
Prima di tutto se volete che la vostra tartuficoltura abbia successo fondamentali terreno e clima: inutile tentare, infatti, qualora il terreno non sia idoneo. Suoli privo di calcio, dalla ridotta profondità, con un Ph acido o troppo compatti, vanno scartati in partenza.
Qualora, al contrario, il vostro appezzamento presenti le caratteristiche necessarie, iniziate col ripulirlo da pietre, arbusti e radici, per poi livellarlo e ararlo al fine di piantarvi le piantine, distanziandole almeno 3 metri l’una dall’altra, con corsie distanti 5 metri come minimo.

Quando mettere a dimora le piante da tartufo
Momento ideale per la messa a dimora delle piantine micorizzate quello che va da Novembre a fine Maggio. Van bene, quindi, tutte le stagioni, salvo i mesi particolarmente caldi, nei quali sarà necessario bagnare abbondantemente le nostre colture.
Non meno importante difendere le spore da parassiti e piante infestanti, evitando, nel farlo, l’utilizzo di pesticidi, concimi o diserbanti.
Non meno importante sapere che si tratta di una coltivazione che richiede tanta, tanta, tanta pazienza. Dal momento dell’impianto e la maturazione della tartufaia, infatti, servono dai 2 ai 7 anni. Addirittura se parliamo di tartufo nero, prima di giungere a pieno regime occorre attendere dai 13 ai 15 anni.
Se volete monetizzare nel breve, meglio quindi pensare a qualcosa d’altro.