La coltivazione dei tartufi ha raggiunto dei buoni risultati solo laddove le tecniche colturali hanno riprodotto le condizioni del terreno e floristiche che ne consentono la crescita spontanea, questa constatazione dovrebbe essere anche la linea guida che ogni neo coltivatore di tartufi dovrebbe sempre tenere in considerazione.
Il tartufo è la fruttificazione tuberiforme di un fungo della famgilia degli ascomiceti che vive in simbiosi con alberi od arbusti superiori quali querce, nocciolo e pioppo quasi sempre in terreni calcarei ed argillo-calcarei; tale caratteristica pedologica è di fondamentale importanza per ciò che riguarda la penetrazione dell’acqua di superfice nel terreno, da esso dipende la reintegrazione delle riserve idriche del terreno che deve avere uno stato di umidità tale da favorire la propagazione del tarufo.
Oltre a questa caratterizzazione chimica fondamentale, sono molto importanti le condizioni biologiche del terreno e quelle climatiche della zona in cui si decide di impiantare una tartufaia.
Oltre a questi aspetti fondamentali, è di grande importanza la cura riservata all’areazione del terreno che si deve favorire con una sapiente potatura degli alberi con cui il tartufo vive in simbiosi.
Si tratta quindi di riprodurre e mantenere tutte le condizioni che in natura ne favoriscono lo sviluppo avendo anche cura di proteggere i tuberi dagli attacchi di una mosca parassita denominata “Sulla inivittata” che scava delle vere e proprie gallerie all’interno dei tuberi; la stessa cura dovrà essere rivolta alle piante ospiti dai veri nemici animali che la potrebbero infestare.
Tra i tartufi più apprezzati abbiamo il tartufo bianco abbondante nel Veronese, nel Cremonese e sopratutto nella zona dell’Albese, caratteristico per il suo odore forte e persistente; il tartufo nero dalla polpa nera che tende al rosso e che presenta delle striature bianche.
La tartuficoltura fu tentata in tutti i tempi sia attraverso l’agevolazione della crescita spontanea sia impiantando delle tartufaie.
Mentre ogni tentativo di impiantare il tartufo bianco è fallita, si possono impiantare delle tartufaie di nero, queste ultime si allestiscono seminando querce od altre essenze ed interrandovi unitamente spore di tartufi ossia pezzi di tartufo ben maturo e sano o piantine micorrizate.
Le tartufaie incominciano a produrre dopo 6-7 anni dall’impianto e hanno una durata di 50 anni circa.
La nostra esperienza: L’impianto di una tartufaia è avvenuto nel 1998 in un terreno boschivo di circa 1 ha, in cui sono presenti alberi di quercia e castagni spontanei, l’investimento iniziale è stato di 15 milioni delle vecchie lire,
La prima fruttificazione è avvenuta dopo 7 anni dall’interramento di 200 piantine tartufigene ben micorrizzate, inoculate con la specie Tuber melanosporum, negli anni successivi è diventatata abbondante arrivando ad una produzione annua di circa 60 Kg di tartufo nero.
PREZZI: In relazione non solo all’acquisto delle piantine micronizzate ma anche all’assistenza per la realizzazione dell’impianto e ai controlli ciclici con soprallugo effettuato da tecnici agronomi. Investimento iniziale mediamente a partire da 7-10.000 euro
SVANTAGGI: Tempi lunghi per la fruttificazione, tecniche colturali attente e costanti, necessità di un cane addestrato.
VANTAGGI: Resa economica