Dinanzi a un argomento del genere non si può fare a meno di ricordare il tempo in cui i possessori di un cellulare erano limitati, perché non tutti potevano permettersi l’esborso notevole per acquistarne uno, tra l’altro di notevole dimensione, una vera “mattonella” da portarsi appresso.
Il tempo è passato velocemente, l’elettronica ha proceduto col miniaturizzare tutto, i costi sono calati sensibilmente e ora le indagini apposite ci rivelano che ogni italiano possiede più di un cellulare, uno e mezzo o due, anche perché generalmente non si aspetta la “morte” del cellulare in uso, per acquistarne un altro, quello alla moda, quello con touch screen, quello che… a breve sarà in grado di prepararci il caffè o cappuccino alla bisogna!
Naturalmente per una realtà di tal genere il rovescio della medaglia è che bisogna anche trovare il metodo attraverso il quale “smaltire” i numerosissimi cellulari, perché guasti o anche funzionanti, ma comunque inutilizzati.
E un cellulare può rappresentare un potenziale pericolo, notevole per quelli che sono i suoi componenti con materiali che rischiano di provocare seri danni all’ambiente, se dispersi in maniera indiscriminata insieme ai rifiuti di consumo abituale.
Esaminando la composizione di un cellulare infatti si scopre che ci sono zinco, litio, piombo, cadmio… oltre naturalmente alla plastica, e questi sono in grado di inquinare in maniera notevolissima il terreno in cui dovessero essere abbandonati.
Il problema evidentemente non è solo italiano, ma interessa tutti, considerato che in un anno viene prodotto più di un miliardo di cellulari, per cui anche a livello mondiale il richiamo per una riflessione generale è d’obbligo alla ricerca del bene comune oggi e anche domani a vantaggio delle generazioni future, considerato il rischio di dover pagare al progresso tecnologico interessi troppo alti, fatti di rischio e salute personale.
Proviamo a capire come disfarsene in modo intelligente:
1. Vodafone Italia, è partita anche prima, nel 2000, e con un’iniziativa denominata “My Future” volta al recupero cellulari disusati per riciclarli e provvedere all’acquisto di pannelli solari da piazzare nelle Scuole italiane.
2. Sony-Ericsson, in una classifica evidenziata da Greenpeace, è risultata molto attenta al ritiro e riciclaggio dei suoi apparecchi.
3. Con Decreto Ministeriale n. 65 dell’8 marzo ’10 (operativo dal 18.06.10) il Ministero dell’ambiente ha regolamentato la gestione dei rifiuti elettronici, per cui chi acquista un apparecchio nuovo deve poter cedere il suo vecchio e il ritiro deve essere assolutamente gratuito dai rivenditori.
4. “Celluvale”, all’indirizzo Internet – http://www.ilcelluvale.it/ – fornisce una “borsa” con la valutazione dei cellulari usati, dove è possibile Vendere, Riparare e, perché no?, anche Comprare un cellulare rigenerato e pronto all’uso. Il ritiro del proprio cellulare avviene anche gratuitamente.
Attenzione:
– Prima di disfarsi di un cellulare, se funzionante ancora, cancellate dati ed elementi memorizzati.
– Un modo per prevenire la difficoltà del riciclo può anche consistere in una maggiore attenzione nell’acquisto di apparecchi a basso impatto ambientale. Samsung, per esempio, produce il suo E200 Eco, realizzato in plastica “bio” che avrà un minore impatto nel momento del disuso ed è auspicabile che tutte le Ditte produttrici ne seguano l’esempio.