L’inglese è da sempre una delle competenze trasversali richieste in ogni ambiente lavorativo perché è senza dubbio la lingua del business. Inoltre, in periodi di forte crisi economica come questo in cui le aziende hanno la assoluta necessità di guardare oltre i confini nazionali per cercare con le esportazioni di ripianare i bilanci aziendali, diventa quasi imprescindibile che in un contesto produttivo, a tutti i livelli, la conoscenza della lingua straniera per eccellenza sia più che buona.
Una volta trovata una carenza linguistica all’interno dell’azienda, è necessario procedere all’individuazione del partner di formazione più adatto per dare il via al percorso formativo. La decisione non è facile perché sono tanti i fattori da valutare e, spesso, una scelta sbagliata può compromettere il risultato dell’azione formativa di cui necessitiamo. Vediamo, quindi, insieme qualche piccola regola da seguire per una scelta consapevole.
PERCHE’ FARLI
Partiamo dal presupposto che l’inglese commerciale è assolutamente diverso dalla lingua colloquiale che apprendiamo tutti, in maniera diversa a seconda degli studi intrapresi, durante la nostra carriera scolastica. Se infatti nell’inglese informale è necessario acquisire competenze grammaticali e lessicali che sono più che altro importanti per sostenere conversazioni di uso quotidiano, l’inglese business privilegia la capacità di parlare in pubblico e la cosiddetta fluency, oltre che la capacità di sintesi importante, ad esempio, per realizzare presentazioni aziendali efficaci e, infine, la proprietà di linguaggio fondamentale nella corrispondenza.
Per acquisire queste particolari competenze, è fondamentale seguire corsi specifici che siano mirati proprio alle abilità prima elencate e solo un docente qualificato e competente – magari proprio specializzato nell’inglese commerciale e possibilmente madrelingua – potrà aiutarci in questo.
COME FARLI
Il livello di conoscenza linguistica all’interno di un’azienda non è mai omogeneo. Si parte da chi non ha affatto nozioni linguistiche neanche basilari a chi utilizza l’idioma per turismo o svago e si sente profondo conoscitore, passando per chi qualche nozione la ha ma la timidezza lo blocca. Aggiungiamo a questa disparità di livelli anche una naturale resistenza all’apprendimento da parte degli adulti e saranno più comprensibili le difficoltà di realizzare un percorso formativo aziendale.
Tutti questi fattori devono essere necessariamente tenuti in conto da parte di quell’ente che sia stato scelto per la realizzazione dei corsi di inglese aziendali. Innanzitutto sarà necessaria un’attenta analisi dei fabbisogni formativi per strutturare al meglio il percorso – o i percorsi – da somministrare. Fatto ciò probabilmente sarà necessario suddividere i partecipanti in più gruppi in base al livello di partenza, ma anche perché solitamente la formazione si svolge in orario lavorativo e non è possibile fermare il processo produttivo per fare formazione a tutti i dipendenti insieme.
Consideriamo che di fronte a noi abbiamo un pubblico di adulti che per motivi psicologici, di resistenza al nuovo o semplicemente per pigrizia mentale saranno abbastanza restii al percorso formativo e, più in generale, all’apprendimento di nuove competenze. Proprio per questo motivo è necessario scegliere la metodologia didattica più adatta allo scopo. Studi autorevoli hanno dimostrato che nella formazione agli adulti funziona il metodo di Kolb che si basa sull’apprendimento attraverso l’esperienza diretta. Questo anche in considerazione del fatto che non si possa chiedere ad uno studente adulto di “fare i compiti a casa” ma il momento di apprendimento dovrà durare lo spazio di una lezione senza sconfinare nel tempo libero del soggetto che apprende.
Spazio libero, dunque, al saper fare piuttosto che al sapere. L’utilizzo poi di strumenti multimediali come film, musica ma anche filmati divertenti, etc potrà agevolare sicuramente un apprendimento più veloce ed immediato.
COME PAGARLI
Percorsi formativi strutturati secondo la metodologia e le caratteristiche descritte non sono mai a buon mercato perchè per essere creati efficacemente hanno bisogno di essere pensati e realizzati da professionisti del settore. Per questo motivo spesso possono risultare abbastanza costosi per aziende di piccole o medie dimensioni. Per fortuna, però, oggi il mondo degli affari è abbastanza attento alle esigenze formative del tessuto imprenditoriale locale ed esistono molte strade per riuscire a finanziare i percorsi di formazione con aiuti esterni, in tutto o in parte.
Una delle strade più battute è quella dei Fondi Interprofessionali che, dopo l’adesione da parte dell’azienda e il versamento dello 0,30% della retribuzione di ogni dipendente nel proprio conto formazione (ma niente paura, in realtà non sono soldi in più che noi versiamo perchè questo contributo le aziende lo fanno confluire già nelle casse dell’Inps senza poterlo riutilizzare), ti permette di utilizzare questi fondi accantonati per finanziare percorsi di formazione individuali o aziendali.
Ma questa non è l’unica possibilità che le aziende hanno. Se i dipendenti sono pochi e la Regione di appartenenza ha istituito apposito bando, è possibile richiedere un voucher formativo a dipendente per finanziare percorsi formativi individuali e specifici.
Infine, se il dipendente che abbiamo intenzione di formare è interinale, possiamo chiedere all’Agenzia per il Lavoro alla quale ci siamo rivolti di utilizzare i fondi Forma. Temp per finanziare il percorso formativo del dipendente in questione.
In ultima analisi, l’azienda può decidere di tasca propria di acquistare il percorso formativo. Certo, un investimento economico spesso di non poco conto ma per l’importanza e la delicatezza dell’argomento e le numerose possibilità che si possono aprire in termini di potenziali mercati, è uno sforzo economico che sicuramente verrà ripagato dai risultati ottenuti.