Il pianoforte è sicuramente uno degli strumenti più affascinanti, da ascoltare come da suonare: elegante, cordofono, ovvero strumento che rientra tra quelli in cui il suono viene prodotto dalla percussione di corde ad opera di martelletti collegati alla tastiera, erede di clavicembalo e clavicordo, da cui direttamente discende, il piano è anche uno degli strumenti musicali che più attira i bambini, e attraverso i quali è più facile avvicinare i più piccoli alla musica.
L’importante, come in ogni cosa, è non esagerare ed attenersi ad alcune regole.
Chi, come la sottoscritta, ha iniziato a suonare intorno ai 6 anni, sa che è probailmente l’età migliore per avvicinarsi a questo strumento, principalmente per due ragioni: innanzitutto perchè le mani sono già abbastanza sviluppate, da un punto di vista fisico, per permettere una prima padronanza della tastiera senza troppa fatica; seconda ragione, risiede nel fatto che si tratta della prima età in cui il bambino può operare davvero una scelta, e decidere se suonare è una cosa che ama fare oppure semplicemente un modo per assecondare i desideri dei propri genitori.
Cominciare a insegnare il pianoforte ad un bimbo quando è troppo piccolo, infatti, può esercitare una pressione eccessiva in un momento in cui si dovrebbe pensare solo al gioco, ed al contempo rischia di creare problemi alle manine, ancora troppo piccole per arrivare a coprire i tasti.
Quello che però si può fare, quando il bimbo è molto piccino, è farlo divertire, anche se il pianoforte stesso ne potrebbe soffrire un po’: far giocare un bambino con la tastiera, saltellando con le dita da un tasto all’altro oppure schiacciando con le manine aperte i tasti tutti insieme lo farà comunque avvicinare a suo modo alla musica ed al pianoforte, stimolandone in modo sano la creatività e cominciando in qualche modo, anche se non sembrerà così, a formargli l’orecchio musicale.
Quando invece il bimbo è più grande si può iniziare con la vera e propria lezioncina: mani “a ragnetto”, come dice ogni insegnante di piano alla prima lezione, ovvero mani sollevate sopra la tastiera e con il dorso tirato più sù rispetto alle dita, che sfioreranno i tasti.
E si comincia con le cinque note, quelle cui la mano arriva, con il classico “do-re-mi-fa-sol” e ritorno a scendere, e con l’accordo, il primo che si insegna, che prende contemporaneamente il do con il pollice, il mi con il medio ed il sol con il mignolo.
Questo è l’inizio vero e proprio, quello che va ripetuto tante e tante volte fino a che non ci si impratichisce un minimo con lo strumento, riuscendo a scivolare sulle note senza pigiare troppo nè troppo poco.
A questo punto si potrà passare alla scala completa, girando il pollice sotto la mano all’altezza del fa e continuando la scala fino al do successivo. Ma si tratta di un passaggio che si insegna dopo qualche lezione, soprattutto perchè all’inizio la mano non è abituata affatto al movimento.
Ma quello a cui bisogna sempre fare attenzione è la volontà o meno del bimbo: non va mai forzato, perchè il suonare deve essere un’attività desiderata e non una forzatura. E a sei anni bastano davvero dieci minuti di troppo per farlo odiare.
Quindi, unica raccomandazione: ascoltare il bambino e lasciarlo decidere autonomamente.
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