Probabilmente la sempre più crescente necessità di lavoro da parte di entrambe i genitori, in molti casi legata all’esigenza quasi inevitabile di consumo di quei servizi “imposti” dalla società moderna, ha portato oggi alla formazione di un ampio divario comunicativo con i propri figli.
Un problema non indifferente, che può portare a trovarsi impreparati di fronte agli ipotetici capricci che possono scaturire dalla mente di un bambino. Pertanto, evitando di citare delle frasi banali o dei luoghi comuni, vorrei entrare in punta dei piedi, dato la delicatezza dell’argomento, su ciò che potrebbero esserne le cause ed eventualmente discuterne i modi di gestione. Prima di qualsiasi ipotesi, a mio avviso è corretto stabilire che se un bambino si dimostra più o meno capriccioso, naturalmente tale comportamento è strettamente connesso alla formazione impartita dai genitori. Quindi se si vuol cercare di limitare il pericolo d’imbattersi col proprio figlio in irritanti contrattempi, la parola più indicata da tener presente in questo caso è “prevenzione”.
In merito a ciò desidererei che venissero messi al bando tutti quei sistemi educativi spesso sinonimi di eccessi, come ad esempio l’imposizione di un sistema di regole rigido ed inamovibile oppure al contrario, lasciare quasi al bambino la facoltà di autogestione con la speranza che maturi prima. Importante capire sin da quando il bambino si trovi in tenera l’età, quale sia il suo carattere e di conseguenza fare in modo che apprenda le istruzioni comunicatogli attraverso un costante e pacato tono di voce. Ad esempio, se un fanciullo nei primi anni di vita dimostra di avere un carattere più ostinato, persistendo a lungo nel piangere con la speranza di ottenere una qualsivoglia cosa, il genitore dovrà vestirsi di una buona dose di pazienza, evitando di esternare degli stati d’irascibilità, che nella coscienza di un bimbo possono apportare del panico o fare intuire una perdita di controllo della situazione. D’altro canto non si deve lasciar che il bambino ottenga ciò che voglia attraverso l’utilizzo di spasmodiche manifestazioni di pianto, altrimenti per il futuro sarà difficile che ascolti le istruzioni trasmessogli.
In sintesi, considerando che i bambini quasi sempre imitano i comportamenti degli adulti, sarà compito del genitore dimostrare con serafica fermezza, che il dialogo è l’unico metodo per riuscire ad ottenere un qualcosa.
Una precisazione da sottolineare, è quella inerente alla considerazione della rilevanza del capriccio manifestato dal bambino, ovvero se il proprio figlio talvolta chiede di poter rinviare di qualche decina di minuti il consueto orario di riposo notturno per il termine di un adeguato programma televisivo, consiglierei di acconsentire allo sporadico ed “innocente” capriccio, dato che una simile concessione potrà rivelarsi utile per evitare che il fanciullo cresca con un carattere troppo remissivo.
Infine, senza dubbio si avrà un vantaggio se si riuscirà a completare la formazione del proprio figlio senza necessariamente arrivare all’utilizzo della cosiddetta “sculacciata”, mentre si potrebbe forse definire uno svantaggio il fatto di dover rinunciare ai propri spazi di tempo per il buon conseguimento del menage familiare.
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