Oggigiorno i dispositivi che si basano sulla tecnologia touch screen sono sempre più diffusi: basti pensare agli iPad, iPhone, Nintendo 3DS e tutti gli altri tablet basati su sistema operativo Android che stanno letteralmente invadendo il mercato, senza dimenticare ATM e biglietterie automatiche. Questa particolare soluzione hardware permette dunque di interagire con i vari terminali in modo estremamente intuitivo, cioè puntando ed esercitando una leggera pressione sul punto dello schermo giudicato d’interesse. Ma come funziona questa particolare caratteristica di tutti i dispositivi appena citati?
In linea di massima, ogni terminale touch screen si distingue per la presenza di alcuni componenti hardware e software: questi sono lo schermo, il bus ed i driver. Il primo di questi elementi costituisce l’elemento visibile del dispositivo, andando a rappresentare una specie di “ponte” tra l’input dato dall’utente (attraverso la pressione di determinati punti) e l’output dato dalla macchina. In termini tecnici, gli schermi touch screen di nuova generazione adottano la tecnologia detta resistiva, che consta di un insieme di strati trasparenti che circondano una struttura di sensori che hanno il compito di comunicare con le componenti interne del dispositivo. Nel momento in cui lo schermo riceve un input dall’utente (semplicemente, nel momento in cui si preme col dito su un determinato punto) lo strato di sensori individua le coordinate esatte del punto interessato, seguendo uno schermo basato su assi cartesiani x e y. In questo modo ogni luogo sullo schermo è identificato in modo univoco, e di conseguenza viene riconosciuto immediatamente. Questo tipo di touch screen è relativamente economico da realizzare, anche se è giusto dire che alcune volte può presentare dei problemi di visualizzazione, in sepcial modo nella rappresentazione dei colori scuri.
Da notare che i primi esemplari di touch screen, invece, adottavano una tecnologia ad infrarossi, dal funzionamento assai simile a quello appena descritto. Al di sotto dello schermo vero e proprio, infatti, veniva installata una griglia di raggi infrarossi che, similmente a quanto detto per la tecnologia resistiva, reagiva alla determinata pressione su schermo; nel concreto, il tocco sul display andava proprio ad oscurare i raggi corrispondenti alla coordinata interessata. Questa tipologia di schermo sta lasciando il passo rispetto alla soluzione tecnica resistiva, per via della scarsa precisione.
Oltre allo schermo vero e proprio, però, esistono altre componenti che contribuiscono allo scambio di input e output in un dispositivo touch screen: tra questi c’è il bus, elemento hardware che ha il compito di veicolare i dati di input ed output ottenuti dallo schermo fino alle periferiche dedicate (processore, comparto video). Per comunicare correttamente con le componenti interne del dispositivo, però, c’è bisogno del terzo elemento da considerare, ovvero i driver del dispositivo, che hanno proprio il compito di “guidare” e sincronizzare le componenti hardware e software.
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