Finalmente la campanella dell’ultimo giorno di scuola è suonata, e tutti i bambini sono liberi dalla schiavitù di libri e quaderni! Ma non per molto… L’assegnazione dei compiti estivi è una pratica che la maggior parte degli insegnanti adotta, da moltissimi anni, e che probabilmente continuerà ad adottare. C’è un dibattito sempre aperto sulla questione: i sostenitori del riposo assoluto, tra cui anche i pediatri, ritengono che tre mesi lontani da ogni obbligo e materia scolastica siano positivi per i bambini e li aiutino a pensare in maniera autonoma; di contro insegnanti ed alcuni genitori pensano che staccare completamente la spina per così tanto tempo possa portare i bambini a dimenticare quanto imparato nell’anno scolastico appena trascorso. La mia personale esperienza concorda in parte con entrambe le parti: è sicuramente vero che dopo tanto studio il riposo è necessario e sacrosanto, ma è altrettanto vero che riprendere pian piano l’abitudine all’impegno è salutare per non trovarsi a settembre con il rifiuto dell’idea stessa di compiti e scuola.
Ma come convincere i bambini a fare i compiti estivi senza farli sembrare una punizione? Innanzitutto è fondamentale che i genitori, anche se contrari all’assegnazione dei compiti stessi, non lo dimostrino in presenza dei propri figli: se mamma e papà non sono d’accordo, i bambini avranno la scusa migliore per rifiutarsi di svolgerli. Un consiglio importante da dare alle mamme e ai papà è quello di cercare, nei limiti consentiti dal proprio lavoro, di stare accanto ai bambini durante le vacanze e di coniugare momenti di gioco con momenti di studio trascorsi assieme.
Per non ritrovarsi nei primi giorni di settembre con una mole di compiti ancora da svolgere, è bene che i genitori, appena finita la scuola, controllino quanti compiti siano stati assegnati ai figli e preparino un programma che, con pochi compiti al giorno, li porti a finire il lavoro senza stress. Vi consigliamo però, in questo calcolo, di lasciare un paio di settimane dopo la fine della scuola ed un paio di settimane prima dell’inizio completamente libere, per svuotare la mente del bambino e predisporlo quindi a ricominciare poi con più voglia. Anche il periodo di eventuale villeggiatura va lasciato libero: portarsi il libro sulla spiaggia è una cosa che, per esperienza personale, non funziona ed è totalmente controproducente.
Una volta suddiviso il lavoro in modo da pesare poco ed essersi assunti l’impegno di fare i compiti con i propri figli (il che non significa farli al posto loro, bensì aiutarli se ci fossero difficoltà e trascorrere comunque del tempo assieme), per convincere i bambini più svogliati, è possibile inventarsi dei piccoli premi da assegnare al raggiungimento di alcuni traguardi: ogni 10 esercizi di matematica svolti un gelato un po’più grande del solito; appena finito di leggere il libro che gli è stato assegnato, tutti assieme al cinema ed il film lo sceglie il bambino. Insomma, l’essenziale è non far apparire agli occhi dei bambini lo svolgimento dei compiti come un peso che rovini l’estate, ma come un momento da trascorrere con mamma e papà, che può portare anche a dei piccoli riconoscimenti.
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