Per chi non sente non è necessario soltanto adottare un apparecchio acustico, ma è necessario soprattutto scegliere il modello corretto.
I dati, infatti, parlano chiaro, sono molte le persone che, una volta fatto il passo decisivo, poi abbandonano il dispositivo;ben una su dieci, quelle che se ne disfano immediatamente, non riuscendo ad adattarsi e tornando a non sentirci. Spesso non sapendo che questa scelta non significa solo rinunciare a riavere un udito ottimale, ma coincide anche con un rischio, superiore ben cinque volte alla media, di andare incontro ad una perdita cognitiva.
A dimostrarlo anche una recente ricerca, pubblicata sulla rivista Jama, che ha sottolineato come il non sentirci bene equivale a far vivere il proprio cervello, impegnato a colmare i vuoti della propria deficienza uditiva, in uno stato di stress continuo, determinando un conseguente calo delle prestazioni celebrali, oltre che un comprensibile processo di isolamento dell’individuo.
Ecco perché è importante scegliere l’apparecchio acustico giusto, vediamo come.
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Come scegliere l’apparecchio acustico migliore
Affidarsi ad un professionista dell’udito
Punto di partenza quello di rivolgersi ad uno specialista qualificato. Che decidiate di rivolgervi ad un audiologo o ad un otorinolaringoiatra, sceglietene uno affidabile e, soprattutto, diffidate da chi, con estrema disinvoltura prescriva un dispositivo, prima di avere effettuato la necessaria analisi.
Una visita accurata, ad esempio, non può prescindere dal comprendere due esami, quello impedenzometrico e audiometrico, indispensabili nello stabilire la percentuale di udito perso.
La calibrazione dell’apparecchio
La scelta del dispositivo ideale non può essere slegata dal necessario periodo di calibrazione dello strumento. Di norma sarebbero necessari almeno 3-4 incontri, nel corso del primo mese, per apportare all’apparecchio acustico le calibrazioni necessarie.
Inoltre occorre non dimenticare che, una volta trovato la taratura ottimale, serviranno almeno un paio di mesi alla nostra memoria uditiva per “recuperare”, i suoni che non coglievamo più.
Attenzione alla manutenzione
Parliamo di dispositivi altamente tecnologici che, però, necessitano di un’attenta manutenzione. Generalmente, infatti, l’apparecchio risulta composto da due parti, una collegata dietro l’orecchio che, a mezzo di un invisibile filo, si collega ad una seconda, una sorta di ricevitore che viene inserito direttamente all’interno dell’orecchio.
È questo che va, giornalmente, pulito attentamente con uno spazzolino dalle inevitabili impurità che vi si depositano, poiché il cerume che si accumula, occludendo i diffusori, rischia di compromettere fortemente la capacità d’ascolto.