Mondo sempre più social e si moltiplicano le persone (e gli strumenti disponibili) che vogliono immortalare ogni istante, talvolta anche se non memorabile, della propria esistenza in modo da poterlo condividere con i propri contatti.
Negli ultimi anni anche Facebook come gran parte di tutti i maggiori Social, naturalmente, è entrato nell’universo dei video live e ha escogitato una nuova funzionalità, per riprendere e trasmettere in tempo reale filmati, potendoli poi visionare anche in un secondo tempo.
Non sempre, però, chi riprende si premura di chiedere a chi sta attorno se il video gli sia gradito, talvolta potendo generare inevitabili situazioni spiacevoli. Vediamo come difenderci (e quando, al contrario; non possiamo pretenderlo) da chi si improvvisa regista ad un palmo da noi o i nostri cari.
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Come difendere la propria privacy
Agli hacker o alle persone esperte di PC e di tecnologie affini sono ben noti i vari problemi riguardanti i tanti pericoli del web. La rete, infatti, pur essendo uno strumento incredibile per la condivisione di informazioni e per la comunicazione, cela anche diversi rischi, che vanno dal semplice spam a vere e proprie minacce alla sicurezza personale. E talvolta difendersi, anche essendo consci dei rischi, non è così scontato.
Oltre ai rischi più gravi legati al furto di dati o estremi bancari, si stanno affacciando sempre più frequentemente pericoli legati alla violazione della propria privacy. Uno degli aspetti più problematici in questo senso è rappresentato dall’uso improprio di strumenti di comunicazione e condivisione online. Negli ultimi anni, ad esempio, hanno preso largo piede tutta una serie di app che consentano la trasmissione live. Sebbene si tratti di una funzionalità realizzata a scopo ludico e di condivisione, diverse persone ne hanno già testato la sua pericolosità, utilizzandola per riprendere e trasmettere in diretta video senza il consenso delle persone coinvolte.
Questo fenomeno solleva importanti questioni relative alla privacy e alla sicurezza online. D’altra parte, l’accessibilità e la facilità d’uso di queste piattaforme rendono più difficile per gli utenti standard comprendere i rischi a cui possono andare incontro. Inoltre, con l’aumento della digitalizzazione e della vita online, diventa sempre più complicato per gli utenti distinguere tra ciò che è sicuro e ciò che non lo è. Per affrontare questi problemi, è fondamentale essere informati sui propri diritti e sulle misure di sicurezza da adottare quando si naviga online. Questo include l’essere consapevoli di chi ha accesso ai propri dati, conoscere le impostazioni di privacy dei vari social network e siti web, e soprattutto essere prudenti nel condividere informazioni personali o sensibili.
In conclusione, mentre la tecnologia continua a evolversi e a offrirci nuovi strumenti di connessione e espressione, è cruciale essere sempre più consapevoli e attenti all’uso che ne facciamo, per proteggere la nostra privacy e la nostra sicurezza online.
Come difendersi dai live altrui
Inutile sottolineare come i progressi tecnologici viaggino sempre più velocemente, e di molto, rispetto alla giurisprudenza. Detto questo possiamo fare riferimento alle norme in materia di tutela della privacy e diritto d’autore. Queste, in materia di immagini, prevedono che sia possibile riprendere un soggetto, senza la necessaria autorizzazione, solo in specifici casi: per fini didattici o scientifici, scopi di giustizia (si pensi alle riprese legate ad un’indagine) o ancora quando ad essere filmati sono personaggi pubblici o ci si trovi all’interno di un evento quali concerti o manifestazioni.
Se, quindi, qualcuno utilizza una delle tante app che consentano trasmissioni live e per riprenderci mentre siamo per i fatti nostri, potemmo chiedergli di spegnere. Oppure denunciarlo per l’assenza di un’adeguata liberatoria. Difatti, la possibilità di usare le immagini delle persone in diretta è prevista dalle norme legislative italiane sul tema. Secondo la legge, infatti, prima di riprendere una persona al di fuori dei contesti citati precedentemente, bisogna ottenere necessariamente la sua autorizzazione, attraverso la citata liberatoria.
Anche se il filmato è stato pubblicato e persone siano state riprese senza il loro permesso, è comunque possibile richiedere la rimozione del video da Facebook o da altre piattaforme simili. Certamente, però, il video incolpato, pur rimosso, potrà comunque essere utilizzato di nascosto in contesti privati o, peggio, essere scaricato e permanere nel web per anni. Un diritto all’oblio, purtroppo, che per il momento esiste solo in teoria.
Quali sono i reati e le pene previste dalle registrazioni non autorizzate
Installare telecamere o registratori audio in ambienti privati, come un ufficio, senza essere presenti, e poi recuperare i file registrati, non è consentito. Le registrazioni effettuate senza la presenza della persona che ha posizionato il dispositivo non sono legali, in quanto non coinvolgono direttamente la persona che le ha effettuate. Per quanto riguarda la registrazione con dispositivi come microspie, smartphone o altri mezzi, è permessa solamente se la persona che registra è fisicamente presente nella scena. La giurisprudenza, infatti, ha chiarito che non è necessario il consenso della persona ripresa se chi effettua la registrazione è lecitamente presente e partecipa attivamente alla situazione, ad eccezione di circostanze che violano la privacy o la dignità della persona coinvolta. Questo perchè é possibile effettuare registrazioni nascoste in luoghi pubblici, con l’obiettivo di documentare un reato, presentare una denuncia supportata da prove video, o per proteggere un diritto personale. Ovviamente tuttavia, è illegale usare questi mezzi per diffamare o commettere altri reati.
La registrazione segreta è permessa nella propria casa, automobile o studio personale, anche se a specifiche condizioni. Ad esempio, un professionista può registrare un colloquio con un cliente, o un conducente può registrare un passeggero senza che questi ne sia a conoscenza. Tuttavia, è fondamentale che queste registrazioni non violino la privacy altrui. In termini di consenso per le registrazioni video, esistono diverse situazioni. Non è richiesto il consenso per registrare figure pubbliche o soggetti che ricoprono cariche pubbliche, o per registrazioni legate a scopi di giustizia, polizia, scientifici, culturali o educativi. In altri casi, è necessario ottenere il consenso, che può essere espresso attraverso una liberatoria scritta o verbalmente all’inizio della registrazione. Per le registrazioni che coinvolgono minori, è richiesto il consenso dei genitori o di chi esercita la responsabilità genitoriale sul minore.
Distinguiamo poi tra registrazione e intercettazione. La legge permette di registrare una conversazione solo se chi registra è presente per tutta la sua durata. In caso contrario, si configura un’intercettazione, che è illegale a meno che non sia autorizzata dall’autorità giudiziaria per indagini.
Quindi, anche se la registrazione dovesse riguardare la confessione di un debito, evidenziare la prova di un tradimento o quant’altro, il registrante dovrà necessariamente essere presente al momento della registrazione, altrimenti scatta il reato previsto dall’art. 617 bis c.p. (Installazione di apparecchiature atte a intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche), punibile con una reclusione da uno a quattro anni per colui che:
“Installa apparati, strumenti, parti di apparati o di strumenti al fine di intercettare o impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche tra altre persone”
Traducendolo nel concreto, quindi, è vietato filmare di nascosto un professionista nel proprio studio o utilizzare il registratore in un ufficio privato che non sia aperto al pubblico. Da ciò si comprende come si commetta un reato nel fare un video al medico o all’avvocato, quanto ad un proprio collega così come al proprio titolare e ancor più quando si voglia filmare qualcuno di nascosto allo scopo di deriderlo, magari pubblicandone le immagini su un Social. Ugualmente è vietato fare filmati di una strada pubblica, anche quando il fine è la videosorveglianza per proteggersi dal furto, mentre, al contrario, è consentito farlo in un centro commerciale, in quanto si tratta di un luogo privato aperto al pubblico. Come consentiti i video fatti di nascosto (al bar, ristorante, in strada) a una persona con il solo fine di acquisire la prova di una conversazione, a patto che i file non vengano inoltrati a terze persone.
Pene previste da registrazioni non autorizzate
È essenziale per gli individui conoscere i propri diritti in relazione alle riprese non autorizzate. Se ti trovi in una situazione in cui sei stato ripreso senza consenso, hai il diritto di chiedere che il materiale venga rimosso o non diffuso. Inoltre, in alcuni casi, potresti avere il diritto di intraprendere azioni legali contro chi ha effettuato la ripresa. L’articolo 615-bis del Codice Penale italiano stabilisce sanzioni penali, che possono variare da sei mesi a quattro anni di reclusione, per chiunque si procuri informazioni o immagini private usando strumenti audiovisivi senza autorizzazione. Questo vale in particolare per le situazioni che avvengono all’interno di abitazioni o altri ambienti considerati privati.
La Giurisprudenza ha delineato che il consenso del soggetto ripreso non è sempre necessario. Ad esempio, è consentito registrare all’interno di una dimora privata se la persona che effettua la registrazione è presente e partecipa attivamente all’evento o alla situazione. Tuttavia, ci sono stati casi, come mostrato in una sentenza della Corte di Cassazione nel 2007 e un’altra nel 2018, in cui è stato chiarito che semplicemente abitare insieme non elimina il diritto alla privacy individuale. Ne è prova una sentenza relativa ad un marito ch, a seguito di riprese delle moglie nuda in bagno e in camera da letto senza essere presente, veniva responsabile del reato di cui all’art. 615-bis c., poichè il legame e la convivenza non escludeva il diritto alla riservatezza della moglie, che non aveva voluto “condividere” tali momenti con il marito.
Altro caso significativo si è verificato nel 2018, quando un ragazzo fu accusato di intrusione illecita nella vita privata per aver registrato segretamente momenti intimi con la sua fidanzata minorenne e successivamente diffuso i video. La Corte ha respinto il suo appello, interpretando l’azione come un’intrusione indebita e quindi passibile di sanzioni ai sensi dell’articolo 615-bis. In questo contesto, i giudici hanno sottolineato che la semplice presenza fisica del soggetto che registra non è sufficiente a legittimare la registrazione senza un esplicito o implicito consenso della persona coinvolta. In sintesi, la legge protegge la privacy individuale e sottolinea l’importanza del consenso in situazioni che coinvolgono la registrazione di atti privati. La registrazione segreta, soprattutto in contesti intimi o personali, può portare a conseguenze legali gravi se effettuata senza il permesso delle persone coinvolte.
E’ possibile riprendere di nascosto?
Il dibattito sulla legalità delle riprese video nascoste è complesso e variegato, con implicazioni che toccano la privacy e la legittimità delle registrazioni. Questo articolo intende fornire una panoramica chiara e completa sulle normative che regolano le riprese segrete, aiutandoti a comprendere quando tali azioni possono configurarsi come reato.
Quando è consentito registrare segretamente
La registrazione di conversazioni e attività in pubblico non sempre costituisce un reato. Secondo la giurisprudenza italiana, registrare di nascosto per ottenere prova di un atto illecito o per salvaguardare un diritto personale è permesso, a condizione che:
- Il registrante partecipi attivamente alla conversazione o all’evento.
- La registrazione non avvenga in luoghi riservati come abitazioni private, uffici o veicoli personali.
- I contenuti registrati non siano divulgati pubblicamente.
Abbandonare un dispositivo di registrazione in un ambiente e allontanarsi costituisce un’interferenza illecita nella vita privata, punibile con pene detentive secondo l’articolo 615 bis del Codice Penale.
Registrazioni legittime in luoghi pubblici
In spazi pubblici come strade, negozi o ristoranti, è generalmente consentito registrare, a patto che la persona che effettua la registrazione sia presente. Tuttavia, la divulgazione di queste registrazioni senza il consenso dei soggetti coinvolti può violare la loro privacy. Insomma si registrare, non sempre divulgare!
Limitazioni per le riprese video senza consenso
Sebbene registrare in un luogo pubblico possa essere lecito, esistono limitazioni significative:
- Non è permesso riprendere segretamente persone in ambienti privati come abitazioni, studi professionali o veicoli privati.
- La registrazione di atti o conversazioni senza il consenso nei luoghi privati è considerata una violazione della privacy e può avere conseguenze legali.
- Non si possono riprendere forze dell’ordine durante attività coperte da segreto istruttorio, mentre è possibile filmare, ad esempio, un agente che multa un veicolo.
Quando le riprese nascoste diventano reato
La registrazione segreta diventa un reato quando viola la privacy di una persona nella sua abitazione o in altri spazi privati. Non è consentito usare dispositivi di registrazione per monitorare la vita privata degli altri, come il vicino di casa o i movimenti dei condomini nelle aree comuni. Anche gli studi professionali e gli uffici privati rientrano nella categoria dei luoghi di privata dimora, dove le registrazioni nascoste sono vietate.
Mentre la tecnologia rende sempre più facile registrare e riprendere discretamente, è fondamentale essere consapevoli delle normative che tutelano la privacy e il diritto alla riservatezza. Prima di intraprendere qualsiasi forma di registrazione nascosta, valuta attentamente le intenzioni, le circostanze e le possibili implicazioni legali delle tue azioni. In ogni situazione, la regola aurea rimane il rispetto per la privacy altrui e l’aderenza alle leggi vigenti.
Si può riprendere in luoghi pubblici?
Nella società odierna, dove la tecnologia ha reso semplici e immediate le riprese video e fotografiche, è fondamentale comprendere i confini legali e morali di queste attività, specialmente in ambienti pubblici. La capacità di filmare persone in spazi pubblici o aperti al pubblico rappresenta un diritto che deve essere bilanciato con il rispetto della privacy altrui. Sebbene sia lecito effettuare riprese o scattare foto in questi contesti, la loro divulgazione senza consenso può infrangere normative specifiche sulla privacy.
Le basi legali delle riprese in luogo pubblico
La legge sul diritto di autore, in particolare l’articolo 96, stabilisce che è vietato esporre, riprodurre o commercializzare l’immagine di una persona senza il suo consenso. Questa norma garantisce che il diritto alla privacy sia rispettato, anche in luoghi pubblici. Tuttavia, esistono delle eccezioni, come sancito dall’articolo 97, che permettono la diffusione di immagini di personaggi noti, a condizione che questo non nuoccia alla loro reputazione o dignità.
Quando le riprese diventano reato?
Le riprese in luogo pubblico possono oltrepassare il confine legale se si trasformano in azioni moleste o disturbanti. Secondo l’articolo 660 del codice penale ( qui trovi il testo), chi disturba qualcuno con riprese insistenti può essere accusato di comportamento molesto. La giurisprudenza ha chiarito che anche riprendere o fotografare con il cellulare senza consenso può essere considerato un comportamento sanzionabile.
Pubblicazione di materiale multimediale da luoghi pubblici
Anche se è permesso riprendere in luoghi pubblici, la pubblicazione di tali riprese senza il consenso dei soggetti coinvolti può violare il loro diritto alla privacy. È importante sottolineare che il consenso a essere ritratti non implica automaticamente il permesso di diffondere quelle immagini. Quindi, la condivisione di foto o video su social network o altri mezzi può comportare violazioni della privacy e portare a possibili azioni legali.
La particolarità delle riprese in luogo privato
Riguardo alle riprese in spazi privati, la situazione cambia significativamente. Qui, effettuare riprese senza il consenso di chi possiede o abita nello spazio può costituire reato, come previsto dall’articolo 615 bis del codice penale. Tuttavia, secondo la Corte di Cassazione, chi registra scene di vita privata in un’abitazione dove è legalmente presente non viola questa legge, a meno che non si tratti di un estraneo che invada tale spazio privato.
In sintesi, le regole che governano le riprese in spazi pubblici e privati sono complesse e richiedono un’attenta considerazione sia delle leggi sia del rispetto della privacy altrui. In tutti i casi, è fondamentale ottenere il consenso prima di diffondere immagini o video che coinvolgano altre persone, per evitare violazioni legali e rispettare la dignità e la privacy di ciascuno.
Si può riprendere un evento?
È essenziale per gli individui conoscere i propri diritti in relazione alle riprese non autorizzate. Se ti trovi in una situazione in cui sei stato ripreso senza consenso, hai il diritto di chiedere che il materiale venga rimosso o non diffuso. Inoltre, in alcuni casi, potresti avere il diritto di intraprendere azioni legali contro chi ha effettuato la ripresa.