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Contenuti generati dall’IA e SEO: linee guida Google, rischi e best practice
Stance ufficiale di Google sui contenuti AI
Google ha affermato chiaramente di non penalizzare automaticamente i contenuti generati dall’intelligenza artificiale, purché siano utili, originali e di alta qualità per gli utenti. In altre parole, conta la qualità e l’utilità del contenuto, non il metodo con cui è stato creato (se vuoi saperne di più, puoi leggerequa) .
Un post ufficiale del team Search Quality di Google (Danny Sullivan e Chris Nelson) spiega che i sistemi di ranking di Google mirano a premiare i contenuti originali e di qualità che dimostrano E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness) indipendentemente dal fatto che siano scritti da una persona o generati con Google dichiara, infatti, espressamente:
:La nostra attenzione è sulla qualità del contenuto, piuttosto che su come il contenuto è prodotto
Di conseguenza, l’uso “appropriato” dell’AI non violacessa necessariamente le linee guida di Google ( manon lo esclude. n.d.r.).
Ciò significa che Google considera accettabili i contenuti generati o assistiti dall’AI finché l’intento principale non è quello di manipolare i risultati di ricerca.
Al contrario,
utilizzare l’automazione – inclusa l’IA – per generare contenuti con il solo scopo di influenzare il ranking nei risultati di ricerca costituisce una violazione delle nostre politiche anti-spam.
In passato Google trattava i testi completamente automatizzati come spam (ad es. dichiarazioni di John Mueller nel 2022 definivano spam i contenuti generati automaticamente senza revisione), ma l’approccio si è evoluto: nel 2023 Google ha aggiornato le sue linee guida per chiarire che consente i contenuti IA, purché vengano rispettati requisiti di qualità e utilità.
In sintesi, Google non considera intrinsecamente “cattivi” o penalizzabili i contenuti creati con ChatGPT/IA. Al contrario, li tratta in modo neutrale: se il contenuto è utile agli utenti, originale e affidabile, verrà indicizzato e potrà posizionarsi bene come qualsiasi altro contenuto. Viceversa, se un testo generato dall’AI risulta di bassa qualità o creato “primariamente per i motori di ricerca” (e non per le persone), potrà essere ignorato o penalizzato dai sistemi di Google, esattamente come avverrebbe per un contenuto scadente scritto da un umano. Google riassume questa posizione così: “Google non penalizza i contenuti AI. Penalizza i contenuti scadenti.”searchengineland.com. L’aggiornamento “Helpful Content” di Google (2022) e successivi rafforzano proprio questo principio, assicurando che i contenuti “people-first” vengano premiati e che poco importa se siano “scritto da persone o generato da macchine”searchengineland.com.
Rischi di penalizzazioni ed effetti su E-E-A-T con contenuti IA
Pur non essendoci un divieto verso l’uso di AI, esistono potenziali rischi SEO e di autorevolezza associati ai contenuti generati dall’IA, specialmente se utilizzati in modo inappropriato. Google valuta negativamente vari scenari, tra cui:
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Contenuti di bassa qualità o non utili: Il rischio principale è pubblicare testi generati dall’AI così come sono, senza migliorarli. L’AI spesso produce contenuti generici, prevedibili e talvolta inesatti. Se il risultato è un articolo superficiale, ridondante o con errori, verrà classificato come contenuto di scarsa qualità. Google ha affrontato per anni contenuti scadenti (anche scritti da umani) e dispone di sistemi, come il Helpful Content System, per individuarli e declassarli.
In sostanza, non è l’IA ad essere penalizzata, ma il contenuto di bassa qualità: se un articolo generato da AI è “thin content” (sottile, senza sostanza) o contiene informazioni sbagliate, subirà un ranking basso o non verrà indicizzato, esattamente come accadrebbe a un cattivo articolo umano. -
Violazione delle linee guida anti-spam: Se si utilizza ChatGPT o altri strumenti per produrre in massa testi solo per accumulare parole chiave o manipolare il ranking, Google lo considererà spam.
Questo include pratiche come il keyword stuffing generato dall’AI o la generazione automatica di decine di pagine quasi duplicate su variazioni di una keyword. Google esplicitamente classifica come spam i contenuti auto-generati con intento manipolativo, e i suoi algoritmi (es. SpamBrain) sono addestrati a individuare schemi di questo tipo. Il rischio in questi casi è di incorrere in pesanti penalizzazioni algoritmiche (o persino manuali) che possono far perdere visibilità al sito. -
Mancanza di originalità (contenuti duplicati/“templati”): Un altro pericolo è che l’AI, addestrata su vasti corpus di testi esistenti, rigeneri contenuti poco originali. Se un articolo non aggiunge nulla di nuovo rispetto ad altre fonti online – ad esempio è solo una riformulazione di informazioni già note – potrebbe violare le aspettative di Google in termini di originalità e valore ad alto valore. Google, nelle sue domande di autovalutazione per i creator, chiede esplicitamente:
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*“Il contenuto fornisce informazioni o analisi originali, qualcosa di interessante che va oltre l’ovvio?”. Un contenuto generato dall’AI che si limita a riformulare l’esistente senza apportare spunti nuovi può quindi essere considerato di basso valore. In particolare, “l’assenza di originalità è la caratteristica distintiva dell’AI generativa” osserva un esperto, riferendosi al fatto che modelli come ChatGPT tendono a produrre il “più probabile dei testi” su un dato argomen. Questo tipo di output può soffrire rispetto ai criteri di Google che premiano l’unicità e l’approfondimento.
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Debolezza su E-E-A-T (Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness): Un articolo scritto interamente da un’AI potrebbe non soddisfare pienamente i criteri di esperienza ed expertise richiesti da Google. Ad esempio, l’AI non possiede “first-hand experience”: nei contenuti YMYL (Your Money or Your Life, es. salute, finanza) o nelle recensioni di prodotti, Google vuole vedere segni di esperienza diretta o competenza qualificat. L’AI non ha realmente usato quel prodotto, visitato quel luogo o conseguito una laurea in medicina, e quindi da sola non può fornire prova di esperienza personale. Inoltre, l’AI tende a “imitare” informazioni già note e potrebbe introdurre inesattezze o informazioni non verificate, minando la trustworthiness. Se un sito pubblica molti contenuti senza autore umano identificabile o senza citare fonti affidabili, può perdere autorevolezza: i Quality Rater di Google, nelle linee guida aggiornate, attribuiscono addirittura il punteggio di qualità più basso a pagine il cui contenuto principale appare generato automaticamente senza indicazioni di revisione umana. In breve, affidarsi unicamente all’AI può portare a contenuti che non dimostrano esperienza, competenza né fiducia, facendoli percepire come meno autorevoli. Ciò aumenta il rischio sia di scarsa performance SEO (causata da algoritmi come il Helpful Content che cercano segnali E-E-A-T), sia di valutazioni negative da parte di revisori umani di Google in caso di valutazioni manuali.
Buone pratiche per usare ChatGPT senza incorrere in penalizzazioni
Utilizzare ChatGPT o altri strumenti di AI per creare contenuti può far risparmiare tempo, ma richiede un approccio strategico e intervento umano per garantire qualità e conformità alle linee guida SEO. Ecco alcune best practice e strategie chiave:
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Revisione umana e fact-checking rigoroso: “Google sconsiglia di pubblicare contenuti AI senza supervisione”. Infatti, Gary Illyes di Google ha chiarito che, sebbene non sia obbligatorio etichettare i testi come generati da AI, è obbligatorio farli revisionare da editori umani prima della pubblicazione. Assicurati quindi che ogni articolo generato con ChatGPT venga accuratamente controllato da una persona competente, che corregga eventuali errori fattuali, incongruenze o parti poco chiare.
Il testo va “umanizzato” nello stile e tono, per evitare che suoni artificiale o ripetitivo. Questo processo editoriale umano è fondamentale per intercettare inesattezze (l’AI potrebbe aver “allucinato” dati errati) e per aggiungere quel tocco di naturalezza e fluidità che migliora la qualità percepita. -
Aggiungi esperienza diretta e prospettive uniche: L’AI da sola non può fornire l’esperienza vissuta o l’opinione esperta che dà valore aggiunto a un contenuto. È compito dell’umano arricchire il testo con esempi concreti, aneddoti, dati originali, casi di studio e insight frutto della propria competenza. Ad esempio, se stai usando ChatGPT per un articolo, integra nel risultato dettagli che solo un esperto o qualcuno con esperienza sul campo potrebbe dare (esempi pratici, scenari reali, consigli basati su esperienze). Questa integrazione aiuta a soddisfare l’elemento “Experience” di E-E-A-T, colmando la lacuna dell’AI sui vissuti reali. Inoltre rende il contenuto più originale e utile: Google premia contenuti che offrono *“analisi approfondite o informazioni interessanti al di là dell’ovvio”, dunque l’intervento umano deve puntare a fornire quel quid in più.
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Dimostra competenza e autorevolezza (Expertise & Authoritativeness): Fai in modo che ogni contenuto pubblicato abbia credibilità agli occhi sia degli utenti che di Google. Inserisci un byline con il nome dell’autore (quando appropriato) e fornisci informazioni sull’autore che attestino la sua competenza nella materia trattata (es. breve bio, qualifiche o esperienza nel settore. Google incoraggia infatti a rendere “auto-evidente per i visitatori chi ha scritto il contenuto” e a fornire background sugli autori, perché ciò aiuta a valutare l’E-E-A-T.
Se l’articolo è stato generato con AI ma poi revisionato da un esperto, dichiara l’esperto come autore o co-autore, in modo da avere comunque una persona reale che “mette la faccia” sul contenuto. Inoltre, supporta il testo con fonti e riferimenti affidabili dove possibile (dati, citazioni, link a studi o documenti): questo aumenta la fiducia e fornisce segnali di “Trustworthiness”. Un tipico difetto dei contenuti AI è infatti la mancanza di fonti; aggiungere citazioni e prove a supporto delle affermazioni rinforza l’autorevolezza del tuo articolo. In breve, combina l’automazione con l’expertise umana: l’AI può aiutare a stendere un testo, ma la competenza umana deve guidare e supervisionare il risultato finale.
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Ottimizzazione SEO e qualità “people-first”: Anche se un contenuto è generato con l’aiuto dell’AI, va ottimizzato con le normali tecniche SEO senza sacrificare la naturalezza.
Utilizza parole chiave in modo organico e pertinente (evitando assolutamente il keyword stuffing), struttura bene l’articolo con titoli e sottotitoli chiari, e cura elementi come meta tag e schema markup se opportuno. Può essere utile confrontare il draft generato dall’AI con i primi risultati su Google per quel topic, così da individuare eventuali informazioni mancanti o angolazioni utili da aggiungere manualmente. Integra link interni al tuo sito dove rilevante e assicurati che il contenuto risponda effettivamente all’intento di ricerca dell’utente. In pratica, segui le stesse regole che applicheresti a un contenuto scritto interamente a mano: l’AI è solo uno strumento di supporto. Mantieni il focus sul fornire valore reale al lettore (people-first). Google stesso ricorda che l’obiettivo deve essere creare contenuti utili per gli utenti che arrivano sul tuo sito, non testi pensati unicamente per attirare traffico dai motori. Se produci contenuti pensando prima all’utente, sarai allineato con gli algoritmi di Google che “cercano di ricompensare” questo approcci. -
Trasparenza sull’uso dell’AI (quando appropriato): Considera di essere trasparente con i tuoi lettori riguardo all’uso dell’AI nella generazione dei contenuti, soprattutto se ciò non compromette la fruizione. Google non richiede ai publisher di etichettare esplicitamente un testo come “scritto da AI e lascia alla tua discrezione la decisione di segnalarlo (se pensi che i tuoi utenti apprezzino saperlo.
In alcuni casi, fornire un breve disclaimer può aumentare la fiducia: ad esempio, potresti indicare “Articolo creato con l’assistenza di un modello di AI e revisionato da [Nome Editor]”. Google suggerisce nelle sue linee guida di contemplare il “fattore How” – come è stato creato il contenuto – e di rivelare l’uso di automazione/AI *laddove gli utenti se lo possono chiedere. Ciò include spiegare perché si è usata l’AI (es. per rielaborare dati, per generare un riassunto, etc.), in modo da contestualizzare la scelta.
Questa trasparenza non solo è etica, ma può essere fatta senza timore di penalizzazioni: siti autorevoli come Bankrate già lo fanno e i loro articoli con disclaimer sull’AI si posizionano comunque bene nei risultati di ricerca.】 Esempio di disclaimer: il sito finanziario Bankrate inserisce in calce agli articoli generati con AI un’avvertenza (evidenziata in rosso nell’immagine) che informa i lettori: “This article was generated using automation technology and thoroughly edited and fact-checked by an editor on our editorial staff.” Ciò significa: “Questo articolo è stato generato utilizzando tecnologia di automazione ed è stato accuratamente modificato e verificato da un editor del nostro staff”. Questo approccio assicura trasparenza verso gli utenti, evidenziando anche che c’è stata una robusta revisione umana. Da notare che tali pagine non sono penalizzate affatto da Google – anzi, come detto, rankano bene – a riprova che *contenuto AI + controllo umano e trasparenza può essere una combinazione vincente】.
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Usa l’AI come strumento, non come sostituto dello scrittore: Infine, la filosofia generale dovrebbe essere di trattare ChatGPT come un assistente alla scrittura, non come un autore completamente autonomo. In pratica, il flusso di lavoro ideale vede l’AI impiegata per bozze, spunti o parti di contenuto, ma sempre con un intervento umano successivo sostanziale. Ad esempio, puoi utilizzare ChatGPT per generare una prima bozza sulla base dei punti chiave che gli fornisci, oppure per espandere una scaletta. Dopodiché, rivedi e modifica profondamente quel testo: aggiungi le tue informazioni, rifinisci lo stile, assicurati che soddisfi tutti i criteri qualitativi. Non pubblicare mai un pezzo “uscito dalla macchina” senza averlo arricchito. Come afferma un autore su Search Engine Land, *“la chiave è non affidarsi al 100% all’output AI. Piuttosto, fai in modo che un writer umano lo modifichi per garantire accuratezza fattuale e quel tocco umano”.
L’AI può aumentare la produttività e aiutare a ottimizzare il processo di creazione dei contenuti, ma la visione, le idee e il giudizio umano restano imprescindibili per creare qualcosa di davvero valido. In definitiva, Google stesso “vuole premiare i buoni contenutie non importa se per scriverli hai usato un modello di linguaggio: assicurati solo che quei contenuti siano effettivamente buoni. Seguendo queste best practice – supervisione umana, focus su E-E-A-T, trasparenza e orientamento all’utente – puoi sfruttare ChatGPT in sicurezza, senza temere penalizzazioni e massimizzando la visibilità del tuo sito nei risultati di ricerca.
Fonti:
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Documentazione ufficiale Google (Search Central Blog, Quality Rater Guidelines
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Dichiarazioni di rappresentanti Google (Danny Sullivan, John Mueller, Gary Illyes
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Articoli di esperti SEO su Search Engine Land, Search Engine Journal,