Il sogno di qualsiasi lavoratore dipendente è proprio quello di riuscire a mettersi in proprio,
costituendo una piccola impresa che gli permetta di mantenersi sottostando esclusivamente
ai propri ritmi, alle proprie decisioni ed alle proprie esigenze.
Questo è possibile se si hanno disponibilità economiche sufficienti di partenza, oppure se si hanno delle idee davvero ottime che possano compensarne, almeno in parte, la mancanza, ma tutto dipende anche da dove si decide di iniziare con questo tipo di scommessa.
Se si vive in un piccolo paese, oppure comunque in una cittadina di pochi abitanti, prima di
iniziare qualsiasi tipo di lavoro del genere è bene riflettere su alcuni fattori.
Il primo, ovviamente, è che le persone sono molto poche e l’impresa dovrà assecondarne le
esigenze. Per fare un esempio, sarà inutile aprire la sesta gelateria in un paese di cento
abitanti, dal momento che la richiesta è sicuramente più che soddisfatta.
Allo stesso modo, se aprire una struttura turistica ricettiva in una grande città meta di frotte di turisti, come Roma ad esempio, sarà pur sempre una scommessa ma basata su fondamenta solide (ovvero su un flusso di turisti già esistente che ha bisogno di essere ospitato),fare una scelta analoga in un piccolo paese dove i turisti non si avventurano affatto diventa una scelta pericolosa economicamente, con una grande percentuale di possibilità di rapido fallimento.
Al contempo, se si riesce a scegliere il giusto modello di impresa in un ambiente di cui si conoscono perfettamente le esigenze può essere estremamente vantaggioso, dal momento che i centri piccoli hanno anche un’altra caratteristica: il fatto di conoscersi più o meno tutti.
Questo significa che si ha anche un quadro di quante persone potrebbero essere interessate
ad investire in una impresa del tipo che abbiamo in mente noi , e quali sarebbero interessate
per mancanza di occupazione, per esempio, ad esservi impiegate.
Detto questo, l’iter per riuscire a mettere su un’impresa è lo stesso che bisognerebbe seguire
in una città con milioni di abitanti: innanzitutto bisogna compilare un business plan , che descriva esattamente l’idea nei più piccoli particolari. Da come è nata, a come pensiamo materialmente di svilupparla, quanti saranno i fondi necessari, e via alla struttura fino all’ultimo impiegato necessario.
In una situazione di disoccupazione come la nostra, bene anche specificare quanti posti di lavoro la nostra azienda è in grado di produrre.
Per ogni informazione sulla stesura del piano, ci si può rivolgere alla Camera di Commercio della
nostra città, che nei primi mesi sarà davvero la nostra seconda casa e la nostra guida.
Altra guida necessaria è quella di un commercialista, che ci aiuterà intanto nella scelta del modello di società, dalla cooperativa a quella a responsabilità limitata, e via discorrendo, e ci sarà di supporto nel districarsi tra i vari step burocratici della nostra città.
Bisognerà infatti rivolgersi anche al Comune, per scoprire quali tappe sono previste dal piano comunale per le piccole e medie imprese, per seguirle correttamente.
Una volta terminati i giri informativi, si potrà passare all’iscrizione al REC (il registro degli esercizi
commerciali), il cui corso per alcune società è obbligatorio.
E la nostra impresa può partire.
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