Inserito dal governo Monti nel decreto legge sulle semplificazioni fiscali, lo spesometro è un meccanismo di accertamento fiscale nato con l’obiettivo di scovare, ove sussistano, le incongruenze tra lo stile di vita ed i redditi dichiarati da parte dei contribuenti italiani. Già dal prossimo 30 aprile, all’agenzia delle entrate inizieranno ad arrivare i primi dati sui consumi e le nostre abitudini di spesa che permetteranno di dare vita ad un immenso database su cui lavorare.
Il meccanismo messo in piedi agirà su due versanti. Da un lato, il semplice incrocio dei dati, permetterà all’agenzia delle entrate di individuare chi spende cifre non congrue con quanto dichiarato, dando il via ai conseguenti accertamenti fiscali. Naturalmente restano ferme tutte le garanzie a favore del contribuente che avrà modo di presentare tutte le opportune giustificazioni per chiarire la sua posizione. Dall’altro lato, grazie all’azione combinata con l’altro strumento messo a punto dal fisco e conosciuto col nome di redditometro, si avrà un’azione preventiva di contrasto all’evasione. Il software che entro giugno dovrebbe entrare in gioco si comporterà in maniera opposta. Partendo dal tenore di vita di un cittadino estrapolerà il valore di reddito che ci si aspetta che tale contribuente abbia, inducendolo così ad “adeguarsi” a tale valore.
Affinché lo spesometro entri nel pieno delle sue capacità bisognerà attendere ancora del tempo. Un’implementazione completa nel breve periodo è di fatto un’utopia. I dati da raccogliere e da elaborare sono notevolissimi e molto spesso le nuove procedure introdotte vanno ad interferire con altre sfere di competenza richiedendo opportuni chiarimenti da ambo le parti. Non ultima la questione della privacy che non ha lesinato di suscitare notevoli malumori ed incertezze.
Tra le novità introdotte vi è anche la riabilitazione del vecchio “elenco clienti e fornitori” seppure con delle modifiche sostanziali. In altri termini tutti i soggetti IVA saranno tenuti a segnalare l’importo di tutte le operazioni attive e passive rilevanti ai fini IVA per le quali è obbligatoria l’emissione di fattura indipendentemente dall’ammontare della stessa.
Altro fattore che verrà tenuto d’occhio sarà l’entità delle spese telefoniche sostenute. Gli operatori di TLC saranno tenuti a fornire al fisco entro il mese di ottobre l’elenco delle utenze sottoscritte dalla loro clientela sia essa business che privata con il relativo livello di spesa.
Non manca all’appello il controllo dei pagamenti sostenuti all’estero. Quando si effettueranno degli acquisiti da soggetti economici internazionali le aziende che gestiscono le carte di credito o gli istituti bancari attraverso i quali transiteranno i pagamenti saranno tenuti essi stessi a fornire al fisco tutti i dettagli dell’operazione. Fortunatamente, in tal caso è prevista una soglia minima, sotto la quale tale procedura non è obbligatoria. Attualmente è posta a 3.600 euro, il che consente alla maggior parte degli utenti di poter effettuare i propri acquisti senza alcuna remora ed il timore di vedere segnalata la propria transazione all’agenzia delle entrate.